Potremo continuare a chiamarlo hamburger vegano. Il medaglione, preparato esclusivamente con ingredienti vegetali, da servire con un contorno di insalata o all’interno di uno scenografico panino, secondo la decisione dell’Ue, potrà essere ancora denominato hamburger vegano. Almeno per il momento. Il verdetto dell’Ue interessa un mercato, quello del food vegetariano e vegano, in costante aumento.
La decisione dell’Ue sull’hamburger vegano
Dei quattro emendamenti presentati in aula, tesi a distinguere gli alimenti a base di carni da quelli realizzati con ingredienti vegetali, sono stati respinti tutti. Per intenderci: uno di questi chiedeva di lasciare il nome “hamburger”, “bistecca” e “prosciutto” solo alle carni ad eccezione dell’hamburger vegetale. Un secondo proponeva di lasciare, per questi prodotti, le denominazioni che si riferiscono alle carni, quindi anche hamburger vegano, ma specificando sulle etichette che si trattava di un prodotto vegetale. Con questa pronunciazione dell’Ue, che tra l’altro non è vincolante, si dà il via libera a promiscuità alimentari che non tutelano il mercato alimentare ma sembrano rispondere più che altro a istanze psicologiche.
Una questione psicologica
Chi si avvicina a un’alimentazione vegetariana o, ancora di più vegana, lo fa, infatti, per una questione ideologica oltre che di salute. Astenendosi dal consumo di carne, decide di non inquinare il proprio organismo con le sue tossine. Allo stesso tempo, sceglie di non rendersi complice dell’uccisione di animali innocenti spesso cresciuti in allevamenti intensivi, dannosi per la vita dell’animale stesso e per l’ambiente in generale.
Eppure, mangiare un hamburger vegano o una bistecca vegana ha un risvolto psicologico da non sottovalutare. Vuoi per la storia che ti porti dietro fatta di ricordi come le polpette della nonna, il ragù della domenica, vuoi per scacciare quella sensazione di aver perso qualcosa decidendo di eliminare alcuni alimenti dalla tua dieta. E per un mercato da 46 miliardi di dollari vale la pena coccolare i propri clienti con qualche trovata che li faccia sentire bene. Anche se la cucina vegana, per sua natura, predilige piatti realizzati con cibi veri e non confezionati.
Questioni di priorità
Il pronunciamento dell’Ue non è vincolante. In sostanza, i diversi Paesi potranno adottare misure più precise per distinguere il prodotto vegetariano e vegano sullo scaffale del supermercato. Non vogliamo neanche entrare nel merito delle politiche alimentari comunitarie spesso discutibili. Al di là di quanto detto, consentitecelo, nascono spontanee delle domande. Quanta urgenza c’era per un provvedimento del genere in un momento come questo? L’Ue che in questi mesi sta discutendo di argomenti come Recovery Fund, salario minimo europeo, regolarizzazione dei flussi migratori, ha davvero speso parte del suo tempo per non normare l’esatta denominazione dell’hamburger vegano?