Il M5S risulta il primo partito in Italia, con il 25,6%, superando il Pd a quota 25,52%; rimonta il PDL ma il risultato è la totale ingovernabilità perchè nessuno ha inumeri per governare da solo
Gli elettori hanno premiato il movimento cinque stelle che ha registrato un boom oltre ogni legittima aspettativa. L’M5S è primo alla Camera ballando attorno al 25% con un piccolo vantaggio rispetto al Pd. Il centrosinistra arriverà , molto probabilmente, al premio di maggioranza alla Camera solo grazie all’alleanza con Vendola, che gli porta un altro 3,2 e ritorna in parlamento dopo l’assenza di una legislatura. Già Pd e Sel cominciano a mettere un po’ di paletti dicendo che la prima mossa deve spettare a chi ottiene il premio di maggioranza alla Camera. Berlusconi è autore di una insperata rimonta; partito da sondaggi avversi, oggi grazie alla campagna elettorale giocata su temi populistici come la restituzione dell’Imu, al Senato è sopra il 21 e con la Lega e gli altri alleati si avvicina quasi al 30% strappando al Pd i premi di maggioranza in Lombardia, Campania e Sicilia e Veneto, impedendo così a Bersani di vincere a Palazzo Madama. La lega si piega all’attivismo del Cavaliere, e agli scandali che l’hanno travolta, fermandosi sotto il 4 per cento. Le urne hanno avuto un sapore amaro soprattutto per Mario Monti, che non raggiunge il 10 per cento alla Camera: i suoi alleati centristi Udc e Fli escono con le ossa rotte dalla prova elettorale. Fini resterà fuori dal Parlamento mentre Casini, che ammette la sconfitta, dovrebbe forse farcela al Senato. Con questo risultato il progetto centrista non può nemmeno giocare il ruolo di ago della bilancia: i voti del professore non danno la maggioranza né al centrosinistra né al centrodestra. Fallimentare l’esperimento di Rivoluzione Civile: la lista messa insieme da Antonio Ingroia non raggiunge il quorum, e l’insuccesso trascina fuori dal Parlamento anche Antonio Di Pietro. Ultima nota, oltre l’astensionismo che è sempre partito del 25%; le schede nulle e bianche che si sono così ripartite: alla Camera sono state oltre un milione 260 mila le schede bianche o nulle, mentre al Senato circa un milione e 100.000. In particolare, secondo i dati del Viminale, alla Camera le schede bianche sono state 395.286 (1,12% del totale) e quelle nulle 871.780 (2,47%), mentre 1.951 le schede contestate e non assegnate. Al Senato, invece, le schede bianche sono state 369.301 (1,16%), quelle nulle 762.534 (2,40%) e le schede contestate e non assegnate 1.970.