Da fiera-mercato dei “vignaioli eretici” a festival per promuovere una nuova cultura della terra attraverso l’arte e lo spettacolo. Dopo un anno di pausa torna a Bologna Gusto nudo e si ingrandisce: la manifestazione, nata nel 2008 per riunire per un weekend le aziende di vino naturale, biologico e biodinamico di tutta Italia, diventa infatti una kermesse lunga 8 giorni.
Diverse le location in cui si svolgerà Gusto nudo festival: Dynamo (che ospiterà tra l’altro l’infopoint, il bookshop e l’enoteca), l’Orto botanico di Bologna, il Cassero Lgbt Center, le Serre dei Giardini Margherita e il Cinema Lumière. Nelle giornate di domenica 30 aprile e domenica 1 maggio, all’ex Ospedale dei Bastardini si potranno invece incontrare i vignaioli e assaggiare i loro vini: oltre 60 le aziende vinicole attese a Bologna, provenienti dalla Sicilia all’Alto Adige. Insieme a loro, anche una selezione di produttori di confetture, farine, peperoncini, formaggi e insaccati.
In via di definizione il programma del festival, che includerà eventi, degustazioni, concerti, dj-set, conferenze, teatro, proiezioni, mostre, installazioni (come la foresta sonora interattiva “Boom boom project” dello studio olandese Toer) e laboratori per bambini sulla natura, la sana alimentazione, la mobilità dolce e la diversità. Novità di questa edizione anche la fiera-degustazione dei torrefattori artigianali a cura della rivista Pietre colorate (da Dynamo sabato 29 aprile) e una giornata per imparare a conoscere e cucinare le erbe spontanee (venerdì 28 aprile).
“Gusto Nudo quest’anno vuole andare oltre l’essere una fiera vinicola con degustazioni e assaggi – dice Matteo Gattoni, l’organizzatore –: vuole essere una manifestazione di cultura agricola, dove ripensare il rapporto dell’uomo con la terra, il gusto, l’alimentazione e l’altro, pianta, animale o umano che sia, e raccontare le storie di chi ha deciso di percorrere strade meno scontate”.
“We will survive” è lo slogan del festival. “La sopravvivenza che auspichiamo – spiega Gattoni – è quella di un modo di intendere i rapporti personali, sociali ed economici, fondato sulla collaborazione fra le specie e le culture. Il sottosuolo, inteso nella sua accezione agricolo-produttiva e culturale, è la più grande ricchezza che abbiamo, perciò il nostro obiettivo è diffondere e far conoscere le produzioni abbandonate, dimenticate o trascurate perché ritenute poco produttive e redditizie” conclude.