Coprodotta dal Museo Nazionale del Cinema con la Cinémathèque française di Parigi e la Cinémathèque de Lausanne, a seguito della “prima parigina”, approda Torino la mostra ICONE – a cura di Matthieu Orléan – che ricostruisce interamente la carriera artistica del regista americano Gus Van Sant, dalle polaroid degli inizi, agli acquerelli, passando per i dipinti e i cut-up fotografici. Al centro, naturalmente, il suo cinema, con le numerose influenze letterarie, artistiche e musicali che lo contraddistinguono.
La mostra è divisa in sezioni che restituiscono la complessità dell’opera di Gus van Sant, che nel suo percorso artistico, dalle origini fino ai giorni nostri, tocca molteplici discipline: fotografia, cinema, pittura e musica. I materiali esposti, eterogenei e preziosi, sono oltre 180 e comprendono stampe fotografiche originali, disegni preparatori per i lungometraggi (in parte non realizzati), cortometraggi inediti, video musicali, making-of e montaggi con le sequenze più celebri e rappresentative tratte dai suoi film. Il coordinamento della mostra italiana è a cura di Grazia Paganelli e Stefano Boni.
Tra i più interessanti registi statunitensi della scena indipendente, ma capace di confrontarsi in più occasioni con le grandi produzioni hollywoodiane, Gus Van Sant è un artista poliedrico e attivo su diversi fronti, oltre al cinema, la pittura, la fotografia, la scrittura. Elementi comuni a tutti i linguaggi sono il paesaggio urbano di Portland (dove vive), gli spazi desertici, le visioni intermittenti, una certa percezione alterata della giovinezza, che apprende dalla vicinanza alle istanze della beat generation. Elephant è il film che gli garantisce il primo grande successo nel 2003, grazie alla Palma d’oro vinta a Cannes per il miglior film e la miglior regia, imponendolo all’attenzione del grande pubblico come autore inquieto, che si muove prevalentemente lungo la linea delle connessioni tra adolescenza e maturità, il bisogno d’amore declinato nella diversità e le dinamiche sociali del presente, tra classicismo e sperimentalismo.