La fila è interminabile davanti la libreria Guida a Port’alba. a Napoli. Già dalle 12 di ieri si potevano prendere i numeri per entrarvi. L’apertura era prevista per le 15.00 e più di 200 le persone segnate sul foglio gestito da uno degli addetti.
Neanche la pioggia ieri ha fermato la folla che sperava di fare qualche “affare” fino all’ultimo minuto, approfittando dei ribassi fino al 70% con cui sono stati e verranno venduti gli oltre centomila libri.
Patrimonio culturale di interesse nazionale si legge sul cartello affisso proprio davanti l’entrata di Guida. È dal 1983 infatti che la libreria è “Bene Culturale dello Stato”, un bene di cui probabilmente non resterà nulla. Con la vendita dei libri e degli arredi si potrà ripianare il debito di 2,4 milioni di euro che la società ha contratto nel corso degli anni.
All’interno solo i curatori fallimentari, Mario e Geppino Guida hanno preferito restare a casa ed evitare di assistere all’ultimo spettacolo, ben diverso dalle presentazioni di Keruak e Montanelli ospitate ormai anni or sono all’interno di quelle sale.
«Guida è fallita – mi dice l’avvocato Litterio, curatore fallimentare. C’è una sentenza di fallimento del Marzo 2013 al tribunale di Napoli».
Come mai una libreria storica di Napoli è in fallimento?
«Per i debiti contratti con le banche, con i lavoratori, con l’erario».
Probabilmente anche perchè l’attività non si è modernizzata nel corso degli anni.
«Certo, loro non sono come Feltrinelli o Mondadori che hanno investito anche in altre attività come musica, caffè letterario o video giochi. Loro sono rimasti i librai classici, che appunto vendevano solo libri».
Che cosa succederà ora?
«L’immobile verrà venduto alla asta».
Già l’anno scorso Guida a Port’Alba chiuse i battenti e a nulla sono servite le sollecitazioni di Giorgio Napolitano al Ministero dei Beni Culturali e alla Soprintendenza per aiutare la società a evitare il fallimento. Eppure Mario Guida ancora spera che qualche industriale napoletano lo aiuti a salvare l’attività.
Ma non è difficile immaginare cosa aprirà al suo posto. Magari diventerà un Trony, proprio come successe alla Fnac, o chissà addirittura una patatineria. D’altronde le uniche attività che sembrano addirittura avere un boom a Napoli sono le patatinerie, seguite da kebaberie e grafferie. La cultura perde ancora, però non è la sola, ricordiamoci infatti che anche i McDonald’s falliscono a Napoli.