La milanese Nina Lot, che ha studiato a Harvard, autrice di numerosi libri accademici e decine di articoli scientifici, con Guglie Rosse (CreateSpace Independent Publishing Platform, 2018, pp. 298) dà inizio alle avventure dell’investigatore Miller in una Milano di milanesi doc, ricca, snob, colta, arrogante ed esclusiva. Nessuno la conosce meglio di lei la città meneghina. Ecco un passo dal capitolo 18: «Anche il vetro dello studio era incrinato. Non bastavano le botte. Davo proprio fastidio a qualcuno! Dovevo stare in ospedale ma ho firmato e sono uscito. Toradol e via, avevo qualche conto da risolvere. Ormai era anche una questione personale. Dovevo sbrigarmi con il caso, non avevo nessuna intenzione di finire sul tavolo di un obitorio con il cartellino sull’alluce. Sono andato dalla sciura Betta. La signora aveva una casa principesca. Nel bel mezzo della piacevole chiacchierata, si fa per dire, si è catapultato dentro Filippo. Era questo il famoso Jackal. Si scalmanava, il pupone tossico, mi insultava, urlava, mi ha minacciato, è entrata la sciura Meda, era tutto un casino e io speravo di portare Filippo in commissariato».
Dunque, l’autrice descrive, in un periodo di speranza e di terrore tra guerre capitalistiche, attraverso la vita di un giovane, la quotidianità e il fallimento di un cambiamento da sottrarre al capitalismo e al liberismo nella forma più vieta e degradante. Il personaggio principale è l’investigatore Millini, detto Miller, che opera in una Milano bene che conosce come le sue tasche. Fisico atletico, Miller questa Milano snob ed esclusiva la vive sia per divertimento sia per lavoro, scavando tra intrighi, potere, soldi e vizi.
Ama la bella vita l’investigatore Miller, molte donne, molta ironia, molti difetti, ma sempre sprezzante del pericolo. Ma questa volta l’incarico assegnatogli dovrà materializzarsi nella Milano dell’alta borghesia, dei soldi, del potere, dei vizi, non facile da risolvere perché piena di imprevisti, dove spesso le cose nascondono segreti inconfessabili, dove niente è come sembra e si rischia la vita se ci si mette troppo il naso.
Classico noir questo Guglie rosse di Nina Lot, 35 capitoli brevi pieni di colpi di scena, alla ricerca della scomparsa di un noto commercialista, Giovanni Rossi, con una vita irreprensibile, quasi perfetta, sia come marito sia come padre, svanito nel nulla. Dalla scheda che accompagna il volume, leggiamo in 4a di copertina che «Giovanni Rossi era quasi candidato alla santità ‒ noto professionista, marito perfetto, padre esemplare con una casa perfetta nel quartiere più elegante di Milano. Forse troppo perfetto. Perché è svanito nel nulla. E ora la direttrice della fondazione di cui era presidente chiede a Miller di trovarlo, anche se nessuno ne ha denunciato la scomparsa.
Miller, l’investigatore casanova con la lingua tagliente e il fisico da boxer, ha davanti a sé un compito molto pericoloso quando comincia a scavare nel passato, un compito che può costargli caro. Perché niente è come sembra nella Milano “bene”, tantomeno la vita ‒ o la morte ‒ di un uomo».
Tra intrighi e colpi di scena la trama si fa sempre più interessante, basata per lo più sui dialoghi. Linguaggio veloce, in stile dei noir americani, ma non descrittivo, di una storia appassionante e avvincente.