Si tiene a Nettuno (Roma) presso il complesso architettonico di Forte Sangallo, la quattrordicesima edizione del Guerre&Pace Filmfest, vetrina unica dedicata al cinema di guerra e di pace, organizzata dall’Associazione Seven, con la direzione artistica di Stefania Bianchi. Una settimana con proiezioni di lungometraggi, documentari, ma anche mostre, libri – in collaborazione con le principali case editrici. Il tema di questa edizione è: “Esodi di guerra”, per raccontare storie di uomini e donne in fuga da esistenze difficili e in cerca di un futuro migliore, ma anche storie di convivenze e integrazione tra le diverse etnie. Un aspetto fondamentale rispetto a guerre e conflitti, oggi è quello che riguarda la gran massa di persone che fuggono da situazioni difficili per riversarsi sull’Europa. Dove non è facile distinguere tra profughi, rifugiati e migranti. Solo dal 2011, sessanta milioni di persone hanno dovuto fuggire dalla guerra e dalla violenza. Il 2015 è stato un anno in cui le tematiche delle migrazioni hanno conquistato la ribalta mediatica per effetto dell’afflusso di persone in fuga da Libia, Siria, Corno d’Africa e da molti altri Paesi in crisi.
Il programma della 7 giorni di festival si apre con i saluti al pubblico. La prima proiezione, della sezione documentari – organizzata in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà – è Fuocoammare, di Gianfranco Rosi, che ha per oggetto l’isola di Lampedusa e gli sbarchi di migranti che la interessano,vincitore dell’Orso d’oro per il miglior film a Festival di Berlino di quest’anno, candidato a 4 David di Donatello e vincitore del Nastro d’argento speciale per il Documentario.
In programma nel festival ci sarà la proiezione del documentario Vacanze di guerra, di Alessandro Rossetto: mentre le truppe hitleriane stanno travolgendo Parigi, sei grandi navi della Marina Militare Italiana lasciano la Libia, dirette ad un porto dell’Adriatico settentrionale. A bordo non ci sono soldati, ma bambini, dodici o tredicimila bambini, tutti i figli tra i quattro e i dodici anni di quei contadini che il regime ha convinto pochi mesi prima a mettere radici sulla “quarta sponda” d’Italia. In seguito, la presentazione del libro Il mio nome è un colore, racconto sul valore dell’essere umano ambientato nella prima metà del secolo scorso a Nettuno, realizzato dall’associazione culturale La Tamerice.
Sarà presento poi il documentario Profughi a Cinecittà, di Marco Bertozzi. Alla presenza dell’autore, ci sarà la presentazione del libro Notturno bizantino, di Luigi De Pascalis.
Nuova giornata, nuova proiezione col documentario Albania, il Paese di fronte, diretto a quattro mani da Roland Sejko e Mauro Brescia. Il libro presentato sarà Lettere al di là del muro, di Stefano Apuzzo, Serena Baldini e Barbara Archetti. Altro documentario che sarà proiettato è Pasta nera, di Alessandro Piva. Quindi, in seguito, il lungometraggio firmato da Ridley Scott, Exodus – Re e Dei.
Nell’ultima serata del festival, saranno proiettati il documentario Dustur, di Marco Santarelli e Il Bel Canto, di Carlo Cotti, omaggio all’Opera realizzato con immagini dell’Archivio Luce da un regista che da anni abita a Nettuno.
Il visual di quest’anno è la foto del fotografo messicano Alfredo Estrella, scattata a Chacamax Community nel Chiapas, in Messico dal titolo “A migrant run for a dream”, concessa al festival.