Da Malta, dove attualmente si trova in viaggio pastorale, papa Francesco ha annunciato la possibilità di recarsi a Kiev. La condanna della guerra in Ucraina da parte del pontefice è stata ferma e decisa fin dall’inizio. Forse come pochi altri capi di stato, ha manifestato esplicitamente la necessità di fermare questo massacro.
Da quando i papi hanno iniziato a esprimere le loro condanne alle guerre archiviando la lunga stagione delle Crociate?
Le condanne dei papi alle guerre
L’evento che ha segnato un cambio di rotta nell’atteggiamento della Chiesa nei confronti della guerra si è verificato quando la Chiesa di Roma si rifiutò di sostenere Napoleone che stava ormai conquistando tutta l’Europa. Durante il Risorgimento, poi, Pio IX rifiutò di appoggiare gli italiani in lotta contro l’Austria. La vocazione “pacifista” della Chiesa si consolida nel Novecento, il secolo che ha visto i due conflitti più estesi di sempre. Allo scoppio della prima guerra mondiale, sul soglio di Pietro c’è Pio X che si rifiuta di benedire le truppe austro-ungariche in procinto di partire per il fronte. All’ambasciatore austriaco dirà: “Io benedico la pace”. Nella sua esortazione “Dum Europa” si dirà straziato per l’inizio del conflitto. Un conflitto al quale assisterà per pochi giorni perché il 20 agosto di quello stesso anno morirà. Il suo successore, Benedetto XV, prese una posizione precisa contro il conflitto attraverso l’enciclica “Ad Beatissimi Apostolorum principis”. Un vero e proprio invito rivolto ai capi di Stato a far cessare le ostilità.
La seconda guerra mondiale
Poco più di vent’anni dopo da quel 1915 l’Europa si trova ad affrontare un secondo conflitto mondiale. Pio XII, eletto da pochi mesi, aveva cercato in tutti i modi di scongiurarla senza ottenere risultati. Aveva inviato un messaggio personale a Hitler esortandolo a rivedere le sue decisioni, aveva proposto a Germania e Polonia di sedersi a un tavolo per trovare una soluzione pacifica. Una settimana prima dello scoppio della guerra in un radiomessaggio erano risuonate le sue parole accorate: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra“. Pio XII è anche il papa sul quale pesa il fardello di non aver mai condannato apertamente il fascismo e non aver mai denunciato lo sterminio degli ebrei. Anche se numerose fonti testimoniano l’attivismo del Vaticano nel nascondere migliaia di ebrei per sottrarli ai rastrellamenti.
Dal Vietnam all’Iraq
La creazione dell’ONU nel 1945 non è servita a mantenere la pace e la sicurezza internazionale e la seconda metà del Novecento è stata infestata da numerose guerre in diversi angoli del mondo. Numerosi sono stati gli sforzi dei papi che si sono succeduti a favore della pace. Paolo VI, oltre a parlare della pace come un bene fragile, avviò un’intensa attività diplomatica per mettere fine alla guerra in Vietnam. Nel 1990, Giovanni Paolo II scrisse a Saddam Hussein e a George Bush padre perché trovassero un accordo invece di far parlare le armi. Durante la guerra in Kosovo sempre Woitila inviò a Belgrado l’arcivescovo Jean Louis Tauran a parlare con Milosevic. Il cardinale Laghi fu, invece, l’emissario di pace presso George Bush figlio per convincerlo a non intraprendere le azioni militari della seconda guerra del Golfo. La storia ci insegna che questi sforzi nobilissimi non hanno mai avuto un seguito. Come andrà per papa Francesco nel 2022?