Esistono nell’Universo ‘paesi’ abitati esclusivamente da galassie, piccole e grandi comunità che ospitano da poche inquiline a diverse migliaia. Si tratta dei cosiddetti ammassi, considerati dagli astronomi tra gli oggetti più massicci del cosmo.
Nell’ambito dell’affascinante urbanistica spaziale, questi agglomerati presentano una struttura estremamente coesa: le diverse componenti degli ammassi di galassie sono tenute insieme dall’attrazione gravitazionale, che agisce anche sul circostante gas intergalattico.
Difficilmente le galassie abitano da sole. Quasi tutte quelle conosciute sono appunto membri di un ammasso, a partire dalla nostra Via Lattea che insieme a circa altre 50 galassie è parte del Gruppo Locale.
La ‘città’ più vicina noi è l’ammasso della Vergine, che si trova a circa 50 milioni di anni luce e conta qualcosa come duemila galassie.
I piccoli ammassi di galassie e quelli più grandi hanno però in comune un aspetto fondamentale: i meccanismi di formazione. Sebbene gli scienziati ancora s’interroghino sull’esatta origine degli agglomerati galattici, la teoria prevalente afferma che gli ammassi crescono come risultato di scontri tra gruppi minori di galassie.
Questi urti spaziali sono eventi piuttosto rari da osservare. Ma quando i moderni strumenti astronomici riescono a immortalare uno di questi momenti, la quantità di informazioni raccolte è una vera e propria miniera d’oro: sia per il fenomeno in sé, sia perché la fusione di galassie funge spesso da lente gravitazionale che permette di analizzare meglio anche le altre galassie nei dintorni.
È quanto recentemente successo nel caso di una grande fusione avvenuta intorno alla galassia 3C438, osservata dal telescopio a raggi X Chandra della NASA.
L’enorme quantità di energia rilasciata a seguito del drammatico evento era stata inizialmente attribuita a un buco nero supermassiccio; ma ora un nuovo studio conferma che si è trattato proprio di unoscontro galattico.
Un team di ricerca del Center for Astrophysics di Harvard ha analizzato la ‘guerra’ galattica immortalata da Chandra, confermando che il gas caldo sprigionato nei pressi di 3C438 sembra proprio causato da una fusione.
Gli scienziati hanno calcolato che questo gas intergalattico si estende fino a 2.5 milioni di anni luce, il che testimonia l’incredibile potenza dell’urto. La fusione sarebbe inoltre avvenuta a 2600 chilometri al secondo: una vera e propria guerra lampo, la cui analisi potrebbe dirci molto sulla natura dei protagonisti di questo scontro galattico.