La guerra tra Israele e Palestina si arricchisce di un nuovo inquietante tassello: la visita in Israele di Nikki Haley. L’esponente repubblicana, in un momento importante della sua carriera politica, si è resa protagonista di un episodio che ha scatenato una vera e propria bufera. Un episodio che la dice lunga sul futuro di questo conflitto.
I missili “firmati”
Due giorni fa Nikki Haley si è recata in Israele. Ha visitato diverse località nel nord del Paese vicine al confine con il Libano. Ha incontrato soldati israeliani, visitato una postazione di artiglieria e, trovatasi di fronte a dei missili, ha voluto fare un gesto altamente simbolico: li ha “personalizzati”. Si è chinata e con un pennarello ha scritto sui missili la frase: “Finish them. L’America ama Israele” apponendo subito dopo anche la sua firma. La frase in italiano significa “Finiteli. L’America ama Israele”. L’esortazione era palesemente rivolta ai missili affinché finissero, distruggessero i “terroristi palestinesi”. La Haley, come anche il suo accompagnatore, Danny Danon, attuale membro della Knesset ed ex inviato delle Nazioni Unite, ha immortalato il gesto pubblicandolo come post sui social. La foto, neanche a dirlo, è diventata virale e ha scatenato una valanga di critiche.
Chi è Nikki Haley
Chi è Nikki Haley? Elemento di spicco del partito repubblicano, ha ricoperto diversi incarichi politici importanti. Dal 2005 al 2011 è stata membro della Camera dei rappresentanti della Carolina del Sud. Nel 2011 ha assunto la carica di governatrice della Carolina del Sud che ha mantenuto fino al 2017. Dal 2017 al 2018 è stata rappresentante permanente alle Nazioni Unite. Senatrice durante il governo Trump, avrebbe rifiutato la carica di segretario di Stato. Ritiratasi dalle primarie per le elezioni presidenziali del prossimo novembre, in caso di vittoria di Donald Trump, potrebbe diventare la prossima vicepresidente degli Stati Uniti.
Guerra Israele Hamas o Israele Palestina?
Il “them” a cui si riferiva la Haley nel suo messaggio sono i militanti di Hamas. La guerra ingaggiata da Israele all’indomani dell’attacco del 7 ottobre 2023, che gli Stati Uniti sostengono pienamente, è ufficialmente la guerra contro Hamas. Nella realtà dei fatti, è la guerra contro il popolo palestinese che si sta avvicinando, giorno dopo giorno, all’estinzione. Solo pochi giorni fa, un attacco a Rafah ha provocato la morte di decine di civili in un campo profughi. Da ottobre a oggi, la guerra nella Striscia di Gaza ha fatto più 34.000 morti dei quali 9.500 sono donne e 14.500 bambini.
Se per l’Ucraina Trump ha dichiarato che, in caso di vittoria, si sfilerà dal conflitto, per Israele il sostegno continuerà. Come ha dichiarato sui social il politologo americano Ian Bremmer “La politica americana su Israele è essenzialmente la stessa tra Biden e il partito repubblicano“. In ogni caso, dunque, Israele continuerà a ricevere il sostegno americano.
Intanto, nel resto del mondo si sta cercando di sanare la profonda ferita che alimenta il conflitto tra Israele e Palestina: il riconoscimento dello Stato di Palestina. Uno Stato che, di questo passo, rischia di non avere più il suo popolo.
In copertina foto di hosny salah da Pixabay