Sulla guerra in Ucraina dobbiamo registrare un cambio di rotta: la Germania ha detto no a un nuovo invio di armi. Dopo mesi di sostegno incondizionato all’Ucraina da parte dei Paesi europei qualcosa ha iniziato a cambiare. Mentre la guerra impazza, nel resto d’Europa le difficoltà economiche non hanno tardato a farsi sentire e la Germania ha deciso di intraprendere una nuova strada. Nuova non solo rispetto alle scelte precedenti ma anche rispetto al contesto internazionale.
Guerra in Ucraina: lo stop della Germania
Pochi giorni fa l’Unione Cristiano Democratica della Germania e l’Unione Cristiano Sociale in Baviera (CDU/CSU) hanno presentato al Bundestag una risoluzione per fornire un aiuto concreto all’Ucraina. Per aiuto si intendeva un’intensificazione della fornitura di armi sia da un punto di vista qualitativo sia quantitativo. Pertanto i due partiti hanno proposto l’invio di nuove armi e di carri armati. Contrariamente a quanto accaduto finora, la risoluzione è stata respinta: i voti contrari sono stati, infatti, 476, quelli a favore 179 mentre un parlamentare si è astenuto.
Il cambio di rotta tedesco
Le motivazioni di questo cambio di rotta (il primo in seno all’Unione europea) vanno cercate in ambito economico e diplomatico. Le sanzioni comminate alla Russia, con la conseguente rottura delle relazioni commerciali, sta portando disagi non solo alla Russia stessa ma anche ai Paesi europei. La Germania è il Paese che per primo ha messo sul piatto della bilancia le conseguenze economiche. Altro elemento da non sottovalutare sono le esortazioni a intraprendere vie diplomatiche arrivate da una riconosciuta leader tedesca: Angela Merkel. Nonostante la sua era politica sia terminata, le sue parole sono prese in seria considerazione in Germania. Angela Merkel ha, infatti, invitato a percorrere le strade della diplomazia e a confrontarsi in maniera seria e costruttiva con Putin. L’ex cancelliera ha sottolineato come le dichiarazioni di Putin vadano prese sul serio e non archiviate come un “bluff” rivendicando la necessità di una linea diplomatica prettamente europea e meno “atlantica”.
Un piccola riflessione
La scelta della Germania costituisce un precedente importante in una questione come quella della guerra in Ucraina. Una questione nella quale fin da subito è apparsa la mancanza di una volontà “pacifista”, da parte dei singoli Paesi europei e dell’Unione europea che li rappresenta. Usiamo le virgolette per una parola come pacifista perché oggi sembra ancora di più essere diventata sinonimo di sognatore (alla maniera di John Lennon in “Imagine”). Il pacifista appare come colui che pratica un’utopia, totalmente staccato dalla realtà. La scelta della Germania, invece, dimostra quanto la strada “pacifista” abbia forti legami con la realtà, quella di tutti giorni. Senza tralasciare il dolore per tante vite spezzate e di tante altre segnate, abbiamo un mondo da ricostruire dopo due anni di pandemia e da proteggere dal cambiamento climatico. Lo spettro della recessione, che sta portando inevitabilmente a scelte anche poco ecologiche, è dietro l’angolo. La Germania ha avuto il coraggio di guardarlo negli occhi. E noi?