La guerra in Ucraina fa sentire il suo enorme peso non solo sulla popolazione che ancora vive nel Paese ma anche sui rifugiati. In particolare ActionAid rileva una situazione di incertezza soprattutto per le donne che rischiano di cadere nella rete di sfruttamento. L’organizzazione dall’inizio del conflitto è impegnata con il progetto SWEET a Napoli, nell’Arco Ionico e a Corsico (Mi) garantendo supporto socio-psicologico, sportelli di orientamento, e assistenza legale per facilitare l’accesso ai servizi pubblici, l’inserimento lavorativo e, per i bambini, scolastico.
Guerra in Ucraina: l’impegno di ActionAid per le rifugiate
A distanza di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, il sistema di accoglienza delle persone in fuga dall’Ucraina evidenzia alcune criticità e complessità. Sono soprattutto donne, con minori, che trovano ospitalità grazie alle reti della cosiddetta “accoglienza informale”. Dall’analisi dei bisogni sul territorio è emersa l’incapacità dei servizi pubblici di fornire risposte adeguate a bisogni tuttora in evoluzione mentre la difficoltà a reperire informazioni corrette, ad esempio in ambito lavorativo, espone soprattutto le donne al rischio di sfruttamento.
Le rifugiate che necessitano di occupazione non si recano negli uffici pubblici perché non parlano italiano e non sono disponibili servizi di interpretariato o di mediazione linguistico-culturale. Inoltre, il carico di cura, il trasporto e la dimensione abitativa influiscono negativamente e, nonostante siano state disposte misure di supporto all’inserimento lavorativo, si continua a riscontrare l’inserimento di persone altamente qualificate in settori lavorativi a bassa tutela, come l’agricoltura e il lavoro domestico e di cura, tradizionalmente occupati da donne appartenenti alla comunità est-europea.
Alloggio e lavoro per le rifugiate
Un aspetto da considerare per quanto riguarda l’alloggio è il fatto che nella maggioranza dei casi le persone hanno scelto la sistemazione presso familiari o connazionali. Questa evidenza trova riscontro anche nella dashboard della Protezione Civile che quantifica le richieste di contributo di sostentamento concesso a coloro che, provenienti dall’Ucraina e con domanda di permesso di soggiorno per protezione temporanea, hanno trovato una sistemazione autonoma. Al 31 dicembre 2022 le richieste ricevute sono state 125.396: se dunque paragoniamo questo dato a quello delle persone che hanno presentato domanda di protezione temporanea emerge come almeno il 75% delle persone in fuga dal conflitto abbia scelto di vivere in autonomia.
Ne dà conferma anche il recente rapporto di ActionAid e Openpolis, Centri d’Italia 2022, nel quale si sottolinea come solo il 10% delle persone in fuga dall’Ucraina risulti ospitato nel sistema di accoglienza istituzionale – a luglio erano poco più di 12mila nei Cas e poco più di mille nel Sai.
Dall’analisi di ActionAid è emersa anche una situazione di grave stress psico-fisico nelle persone in accoglienza: difficoltà di accesso, cambi di struttura frequenti e immotivati, poca chiarezza sul funzionamento dell’accoglienza e sui propri diritti, condizioni degli spazi non adeguati. Dall’altra parte il contesto abitativo è caratterizzato da un’offerta di alloggi ridotta, un mercato immobiliare informale e bassi standard delle abitazioni destinate alla popolazione migrante. Abitazioni che è possibile trovare, non avendo forme di garanzie sufficienti, soltanto attraverso la propria rete di contatti e la comunità di appartenenza.
L’importanza della mediazione culturale
ActionAid ritiene infine necessario che gli Uffici immigrazione delle Questure del paese garantiscano il pieno diritto alla protezione temporanea e che si rafforzi la mediazione all’interno dei Centri per l’Impiego, della Scuola e dell’area welfare, promuovendo servizi rispondenti ai bisogni di genere e alle culture anche mediante il pieno impiego degli istituti della co-programmazione e co-progettazione tra gli enti di terzo settore e gli enti pubblici qualificabili come “amministrazioni pubbliche” ai sensi del d.lgs. n. 165/2001, in linea con il Codice del Terzo settore.