La recente guerra in Tigray ha costretto più di 6.000 persone a fuggire per raggiungere Axum. La popolazione sfollata, tra cui molti bambini, sta cercando rifugio in scuole sovraffollate, campi improvvisati o nelle case delle famiglie locali.
Save the Children è stata una delle prime organizzazioni a intervenire nell’area all’inizio di febbraio, e ha trovato famiglie che non mangiavano da giorni e che non possono accedere ai servizi sanitari vitali a causa delle scorte mediche estremamente limitate degli ospedali. L’Organizzazione ha già raggiunto oltre 1.000 famiglie e i loro bambini, più di 4.300 persone, con la distribuzione cibo, materiale per costruire ripari e articoli igienico-sanitari. Si è trattato della prima distribuzione di aiuti essenziali nell’area da oltre tre mesi ma c’è un disperato bisogno di maggiore sostegno.
Lo staff medico ha incontrato neo mamme molte delle quali sono state costrette ad affrontare il parto senza alcuna assistenza perché non potevano accedere ai servizi medici a causa della guerra in Tigray e del coprifuoco. Ciò ha provocato molteplici casi di complicazioni nel travaglio derivate prevalentemente dalla posizione del bambino, lacerazioni uterine, gravi emorragie e altre complicazioni molto pericolose per madri e neonati, che hanno portato in alcuni casi alla morte della mamma o a disabilità permanenti del bambino.
Molte neomamme hanno segnalato allo staff di Save the Children dei centri di distribuzione alimentare che non riescono ad allattare i bambini perché non producono sufficiente latte materno a causa della scarsa alimentazione.
Guerra in Tigray: le testimonianze
Mulu *, il bambino di Terhas *, 22 anni, aveva solo un mese quando lei è fuggita dalle violenze nel nord-ovest del Tigray, camminando per due giorni a piedi per poi trovare un passaggio su un trattore agricolo ed essere ospitata da una famiglia di Axum. “Non produco abbastanza latte perché non riesco a mangiare a sufficienza. La maggior parte dei giorni riesco a fare solo un pasto, non c’è il cibo necessario per tutte le persone che si trovano qui. Non abbiamo soldi per comprare il cibo, quindi la maggior parte delle volte devo chiedere alla comunità locale di darmi da mangiare. Molte altre donne come me devono mendicare il cibo ogni giorno solo per poter nutrire i propri figli.” ha raccontato Terhas agli operatori di Save the Children.
Nonostante l’intervento umanitario in corso ad Axum, Save the Children ha ancora un accesso limitato alle migliaia di persone sfollate a causa del conflitto. Inoltre, mentre viene consentito un sempre maggiore accesso dei convogli umanitari nella regione, il personale necessario per gestire e monitorare la distribuzione degli aiuti continua ad incontrare difficoltà per accedere all’area.
“Il nostro arrivo ad Axum con gli aiuti alimentari non sarebbe potuto avvenire neanche un secondo più tardi. I bambini e le famiglie hanno un disperato bisogno di tutto ciò che è essenziale come il cibo, un riparo e le medicine, ma in questo momento non ci sono abbastanza aiuti. È fondamentale che più organizzazioni umanitarie possano avere accesso per garantire una distribuzione che raggiunga le persone in maggiore necessità“, ha dichiarato Ekin Ogutogullari, Direttore in Etiopia di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
“La situazione umanitaria nel Tigray è critica e in più di tre mesi e mezzo centinaia di migliaia di persone non hanno ancora ricevuto assistenza. Prima del conflitto, c’erano già circa 600.000 persone nel Tigray colpite dall’insicurezza alimentare, dalla siccità e dalla peggiore infestazione di locuste del deserto degli ultimi 25 anni che ha ridotto la produzione alimentare e aumentato l’incidenza della malnutrizione. Il conflitto ha peggiorato le cose. Senza accesso e risorse aggiuntive, non è possibile assicurare protezione alla popolazione e ai bambini e fornire loro gli altri servizi di cui hanno disperatamente bisogno“.
Le distribuzioni di aiuti di Save the Children in corso ad Axum fanno parte della risposta umanitaria dell’Organizzazione al conflitto in Tigray, che dal gennaio 2021 ha raggiunto 6.584 persone, di cui 3.632 bambini. La risposta di Save the Children comprende le aree centrali e orientali del Tigray, l’Amhara settentrionale e la regione di confine dell’Afar/Tigray, oltre al Sudan, dove l’organizzazione sostiene i rifugiati sfollati a causa del conflitto.
Ci sono attualmente 1,3 milioni di persone in tutta la regione che necessitano di assistenza umanitaria, oltre alle 950.000 persone che necessitavano di aiuti già prima del conflitto nel Tigray[2]. Circa 500,000[3] persone sfollate nella regione hanno urgente bisogno di aiuti essenziali. Save the Children chiede al governo dell’Etiopia di garantire l’aumento degli aiuti e la continuità dei servizi sociali già esistenti, per garantire che i bambini e le loro famiglie abbiano cibo a sufficienza, alloggi sicuri e un accesso ai servizi medici essenziali compreso il supporto psicosociale.