La guerra civile nel Sudan è sotto gli occhi di tutti ma (a dispetto del conflitto tra Ucraina e Russia) in molti non hanno ben chiara quella che è la situazione. Quali sono i motivi dietro lo scoppio del conflitto? Chi sono i “protagonisti” di questa guerra che giorno dopo giorno si aggrava?
Guerra civile nel Sudan: partiamo dalle origini
L’attuale conflitto trova la sua origine da un’altra guerra che ha dilaniato il Sudan che nel 2019 portò al famoso colpo di stato avvenuto il 25 ottobre 2021. Il tutto accadde quando il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader del Consiglio sovrano del Sudan, ha deposto il primo ministro Abdalla Hamdok e gli altri membri del governo di transizione.
La crisi politica in Sudan era già iniziata nel 2019, quando dopo mesi di proteste, la popolazione era riuscita a far cadere il dittatore Omar al-Bashir che governava il Paese da oltre trent’anni. Dopo la caduta di al-Bashir, il Paese passò ad un governo di transizione, guidato dal primo ministro civile Abdalla Hamdok e da un Consiglio sovrano composto da civili e militari.
Tuttavia, il governo di transizione ha dovuto affrontare numerose sfide, tra cui la crisi economica, le tensioni etniche, le violenze in alcune regioni del Paese e la difficile gestione della transizione democratica. Il colpo di stato arrivò per mano dal generale Abdel Fattah al-Burhan, che annunciò la sospensione della Costituzione sudanese e lo scioglimento del governo di transizione. L’azione del generale al-Burhan ha suscitato la condanna internazionale e numerose manifestazioni di protesta in Sudan.
Lo scoppio del conflitto attuale
Come era facile capire, l’alleanza tra i due generali ha avuto vita breve. Alla fine del 2022, il governo militare sudanese aveva acconsentito a un accordo per restituire il potere a un’amministrazione civile, sulla promessa di ricevere fondi economici internazionali, riprendendo la via verso la democratizzazione.
In cambio, però, la comunità internazionale, chiedeva che le Rsf fossero integrate nell’esercito regolare, forza paramilitare nata dalle ceneri dei Janjawid, i miliziani di etnia araba fedeli ad Al-Bashir che durante la repressione dei ribelli del Darfur nel 2003, furono accusati di genocidio, e oggi vicine al gruppo Wagner.
Dagalo si è però opposto, temendo di perdere il suo potere, spiegando che una simile integrazione avrebbe richiesto almeno dieci anni e non due come richiesto dalla comunità internazionale. ll rifiuto a questa richiesta (ed il mancato aiuto nella costruzione di uno stato democratico da parte degli stati occidentali) hanno portato alla scoppio di questa conflitto.
L’allarme di Save the Children
Le interruzioni di corrente in tutto il Sudan hanno distrutto le strutture di stoccaggio a bassa temperatura per i vaccini salvavita e le scorte nazionali di insulina e di diversi antibiotici, mettendo così a rischio malattia o complicazioni sanitarie milioni di bambini.
Questo l’allarme lanciato da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro -, che segnala almeno 32 siti di vaccinazione colpiti tra quelli che sostiene direttamente, e chiede con forza una fine immediata e duratura della violenza per consentire l’assistenza umanitaria essenziale alle comunità che ne hanno urgente bisogno.
Secondo il sindacato dei medici del Sudan, le strutture sanitarie sono state private di personale, forniture mediche e carburante e almeno 39 ospedali sono completamente fuori servizio, mentre ci sono notizie di un ospedale pediatrico che è stato evacuato. Dopo sei giorni di intense violenze, quasi tutti i 22 milioni di bambini del Paese, il 12% dei quali soffre di malnutrizione ed è vulnerabile ad altre malattie, è fuori dalla portata dell’assistenza sanitaria che era già in declino per la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni in Sudan.