Guerra a Gaza: ecco il testo della coraggiosissima lettera con cui Raffaele Oriani lascia il Venerdì di Repubblica e lancia un j’accuse di una potenza inenarrabile contro lo scempio umano, umanitario e informativo che si sta consumando in medio oriente oggi.
“Care colleghe e colleghi ci tengo a farvi sapere che a malincuore interrompo la mia collaborazione con il Venerdì. Collaboro con il newsmagazine di Repubblica ormai da dodici anni ed è sempre un grande onore vedere i propri articoli pubblicati su questo splendido settimanale.
Raffaele Oriani
Eppure chiudo qua, perchè la strage in corso a Gaza è accompagnata dall’incredibile reticenza di gran parte della stampa europea, compresa Repubblica (oggi due famiglie massacrate in ultima riga a pagina 15). Sono 90 giorni che non capisco.
Muoiono e vengono mutilate migliaia di persone, travolte da una piena di violenza che ci vuole pigrizia a chiamare guerra. Penso che raramente si sia vista una cosa del genere, così, sotto gli occhi di tutti. E penso che tutto questo non abbia nulla a che fare con Israele, né con la Palestina, né con la geopolitica, ma solo con i limiti della nostra tenuta etica.
Magari fra decenni, ma in tanti si domanderanno dove eravamo, cosa facevamo, cosa pensavamo mentre decine di migliaia di persone finivano sotto le macerie. Quanto accaduto il 7 ottobre è la vergogna di Hamas, quanto avviene dall’8 ottobre è la vergogna di noi tutti.
Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile. Questa scorta siamo noi. Non avendo alcuna possibilità di cambiare le cose, con colpevole ritardo mi chiamo fuori”.
Eppure l’ONU aveva addirittura emanato una sorta di vademecum che esortava (e non ora ma diversi mesi fa) ad una correttezza certosina dell’informazione e che riportiamo per sommi capi per mostrarvi come quanto andiamo affermando da tempo non sia frutto di nostre elucubrazioni mentali ma solo di fatti concreti.
La popolazione di Gaza e’ priva di mezzi per la comunicazione digitale
L’infrastruttura di Internet e delle telecomunicazioni è stata danneggiata, causando un blackout quasi totale di Internet e dei dati e interruzione delle linee telefoniche.
Senza informazioni attendibili, le persone non sono in grado di prendere decisioni informate
L’accesso online ai servizi e agli aiuti era standard a Gaza – e ora è completamente vanificato. Le persone a Gaza, compresi gli operatori umanitari e i fornitori di servizi essenziali, non hanno alcun modo di prendere decisioni informate.
Si diffondono disinformazione e speculazioni incontrollate
L’ambiente digitale estremamente ridotto può aver rallentato la proliferazione di voci all’interno di Gaza, ma è probabile che il vuoto di informazioni favorisca disinformazione e speculazioni.
E’ assolutamente necessario concentrarsi sull’integrità delle informazioni
I commenti di media, attori umanitari e altri soggetti influenti dovrebbero considerare il contesto storico, l’integrità giornalistica e i principi umanitari per evitare accuratamente i pregiudizi verso una delle due parti.
Un dialogo significativo e bidirezionale dipenderà dall’accesso a canali di comunicazione affidabili
I fornitori esterni di copertura digitale e internet stanno discutendo con gli operatori umanitari.
Non crediamo ci sia bisogno di aggiungere molto. Forse solo sottolineare come sia arrivata l’ora per tutto il sistema dell’informazione internazionale di ritornare a giocare il proprio ruolo. Gettare alle ortiche quella ‘subalternità al potere’ di cui doveva essere cane da guardia e non cane da compagnia.
foto da Depisitphotos