(Adnkronos) – L’allarme scatta alle 22.30 di un’ordinaria serata di inizio estate a Milano. E’ domenica 16 giugno. Il pronto soccorso dell’ospedale San Carlo si mobilita per l’arrivo di un giovane paziente in condizioni molto gravi.
E’ un ragazzo caduto da un’altezza di 12 metri. Probabilità di sopravvivenza stimata: molto bassa, sotto il 40%. Ma i medici non si danno per vinti. Per salvarlo oltre 50 professionisti scendono in campo per una lunga maratona notturna, tra procedure delicate che si susseguono e circa 50 trasfusioni. Un super lavoro di squadra, continuato anche il giorno dopo. E a distanza di circa una settimana gli esperti oggi parlano con cautela di “ragionevole ottimismo”.
Nel senso che “siamo usciti da quella fase iperacuta di pericolo di vita imminente”, spiega all’Adnkronos Salute Fabrizio Sammartano, il responsabile del Trauma Team dell’ospedale San Carlo. Il paziente “è in condizioni stabili”, pur essendo considerato “ancora critico perché in terapia intensiva”. A ricostruire le tappe del complesso intervento di emergenza sono gli esperti dell’ospedale meneghino dell’Asst dei Santi, dove il paziente è arrivato “gravemente compromesso”, “affetto da trauma maggiore e in stato di shock emorragico”.
Il ragazzo, ripercorre Sammartano, “era già in condizioni critiche all’arrivo dei soccorritori del 118, e per questo era stata inviata anche un’automedica. Già sul momento si era capito che aveva un’emorragia interna”, anche se “la sede ancora non era stato ovviamente possibile individuarla”.
Intanto in ospedale, allertato dalla centrale operativa di Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza), l’infermiere del triage di pronto soccorso del San Carlo contatta dunque i professionisti del Trauma Team che immediatamente mettono in atto il protocollo d’emergenza, allertando la sala operatoria e predisponendo la postazione ‘trauma’ in sala codici rossi. “In pratica – spiega Sammartano – a cascata si attiva ogni elemento che serve, secondo protocolli internazionali che fanno sì che il paziente al suo arrivo trovi tutto già pronto per accoglierlo”.
Per il giovane paziente cominciano subito gli esami e la valutazione degli specialisti. Emerge la presenza di una “emorragia interna a carico dell’addome e del bacino oltre al trauma toracico”. Il ragazzo presenta “lesioni multiple in diversi distretti anatomici” causate dalla caduta. E c’è bisogno di un intervento chirurgico urgente per controllare l’emorragia causata dalla frattura del bacino. Gli esperti eseguono dunque un “packing pelvico extraperitoneale” direttamente al letto del malato, una manovra chirurgica salvavita, servita “a tamponare l’emorragia principale”. Stabilizzato per quanto possibile il paziente “si è potuto procedere con la Tac alla testa che non ha rivelato fortunatamente problematiche neurochirurgiche”, dice Sammartano.
Poi il malato è stato portato “in camera operatoria per l’intervento addominale – continua il responsabile del Trauma team – Terminata questa parte che ha permesso di avere dei parametri più accettabili”, il team ha ritenuto necessario fare “un’angiografia con il radiologo interventista”. E’ una notte lunga e intensa, le procedure diagnostico-terapeutiche continuano a ritmo serrato. In totale saranno – elenca l’ospedale – 5 interventi chirurgici, uno angiografico, scanditi anche dalle “trasfusioni di 50 sacche di globuli rossi, plasma, piastrine e fattori della coagulazione”.
Quando il paziente “comincia a rispondere in maniera più adeguata – spiega Sammartano – viene portato a fare una tac di tutto il corpo per capire se ci sono altre lesioni da trattare, anche meno prioritarie. In questa fase abbiamo caratterizzato bene le fratture che aveva – della pelvi, del braccio e della gamba – e l’ortopedico ha proceduto alla stabilizzazione temporanea di queste fratture”. Dalla tac emerge anche “una lesione dell’aorta toracica, che è una lesione molto grave, e il malato è trattato anche per quello”.
Il tutto ha richiesto un lavoro di oltre 12 ore, “con ovviamente le operazioni fondamentali fatte subito appena il paziente è arrivato” in ospedale. In questi casi il tempo è vita e, come osservano dall’Asst, “la tempestività e la coordinazione del Trauma team hanno fatto la differenza tra la vita e la morte”. Gli esperti sono riusciti così a trasferire il paziente in Terapia intensiva “dove ha continuato i suoi trattamenti”, racconta Sammartano. “Poi, a distanza di 24 e 72 ore, è riportato in sala operatoria per terminare le procedure iniziate a livello dell’addome. Adesso manca la parte ortopedica definitiva”.
Gli oltre 50 professionisti entrati in azione per salvare il ragazzo appartengono a 13 diverse unità operative e servizi dell’ospedale, tra cui Pronto soccorso, Chirurgia, Anestesia e rianimazione, Terapia intensiva neurochirurgica, Radiologia diagnostica e interventistica, Laboratorio analisi, Camera operatoria, Medicina trasfusionale, Chirurgia vascolare, Ortopedia e Farmacia.
“Il Trauma team è una struttura a direzione chirurgica che ha il compito coordinare e trattate i pazienti vittima di trauma maggiore che giungono al nostro Trauma Center – dichiara Sammartano – Con circa 300 attivazioni all’anno, siamo stati il centro traumi di zona con neurochirurgia (Ctz) con più accessi dal 2022 nell’area metropolitana milanese. Casi come questo non sono molto frequenti, ma grazie a un importante investimento in formazione e simulazioni continue riusciamo a mantenere alto il livello di cura erogato”. Nonostante una probabilità di sopravvivenza inferiore al 40%, a distanza di circa una settimana “il paziente è vivo, stabilizzato in Terapia intensiva e la sua condizione clinica sta lentamente migliorando, in attesa di concludere il percorso ortopedico”, spiegano dall’ospedale.
“Questo successo – conclude Simona Giroldi, direttore generale dell’Asst Santi Paolo e Carlo – è una testimonianza dell’efficacia e della dedizione del Trauma Team dell’ospedale San Carlo, che ha dimostrato eccellenza nella gestione delle emergenze mediche più gravi e questo caso, così come tutti gli altri, lo dimostra.
Sono orgogliosa di poter contare su una squadra di professionisti di altissimo livello che si dedicano con passione e grande impegno nella cura dei cittadini”. Diversi studi in letteratura confermano come la presenza in ospedale di un team dedicato alla gestione del paziente vittima di trauma maggiore, riduca drasticamente la mortalità evitabile per trauma (dal 42-43% al 3%) e dimezzi i decessi per sanguinamento.
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