Il numero di persone con grave carenza alimentare nel Sud Sudan è il più alto di sempre: 6.96 milioni di abitanti del paese africano si trovano ad affrontare livelli di insicurezza alimentare gravi o gravissimi (IPC Phases 3, 4 e 5).
Questo l’allarme lanciato oggi da tre agenzie ONU – l’UNICEF, la FAO e il Programma Alimentare Mondiale (WFP) – commentando i nuovi dati resi noti oggi dall’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), network di organizzazioni internazionali specializzato nell’elaborare statistiche e analisi sull’insicurezza alimentare nel mondo, di cui anche l’UNICEF è parte.
Il rapporto stima che circa 21.000 persone saranno probabilmente esposte a una catastrofica mancanza di accesso al cibo (stadio 5 dell’IPC, livello massimo della scala), mentre circa 1,82 milioni di persone si troveranno a fronteggiare un’emergenza alimentare (stadio 4) e altri 5,12 milioni di abitanti saranno nellostadio 3 (insicurezza alimentare).
Si tratta di 81.000 persone negli stadi da 3 a 5 in più rispetto alle precedenti proiezioni per il periodo maggio-luglio 2019, effettuate a gennaio scorso.
L’incremento nelle previsioni riguarda soprattutto gli Stati di Jonglei, Lakes, Unity e Northern Bahr el Gazal [il Sud Sudan è una federazione di Stati].
Le cause dell’emergenza alimentare in Sud Sudan
Con le scarsissime scorte del misero raccolto del 2018, quest’anno la stagione magra è iniziata in anticipo ed è stata ulteriormente aggravata dal ritardo nelle piogge stagionali.
Questo fattore, che si somma alla persistente instabilità economica, agli effetti di anni di conflitti interni (dall’esaurimento delle scorte agli spostamenti in massa degli abitanti) ha contribuito a ridurre i mezzi di sussistenza e le capacità della popolazione di accedere al cibo.
I rincari nei prezzi dei beni alimentari provocati dagli scarsi raccolti dello scorso anno, il collasso del commercio a causa delle condizioni di insicurezza, gli elevati costi di trasporto e la svalutazione della moneta locale contribuiscono ai gravi livelli di insicurezza alimentare.
Un’effettiva attuazione dell‘accordo di pace siglato nell’ottobre 2018 e la stabilità politica sono indispensabili per consentire una più ampia e urgente assistenza umanitaria, che protegga i mezzi di sussistenza e incrementi la produzione agricola in tutto il paese, conentendo così di salvare molte vite umane.
«La ripresa della produzione alimentare e l’aumento dei raccolti in Sud Sudan dipendono dal mantenimento della pace, a cui va data una possibilità» afferma Meshack Malo, Rappresentante FAO in Sud Sudan. «La FAO sta lavorando con gli agricoltori che ritornano per aiutarli a reinsediarsi, ricostruire e adattarsi ai cambiamenti delle precipitazioni. C’è però ancora molto da fare per aumentare la loro capacità di affrontare tali sconvolgimenti in modo sostenibile.»
«Con una maggiore stabilità nel paese, l’accesso a coloro che hanno bisogno di aiuto è migliorato, permettendoci nei primi cinque mesi dell’anno di curare più di 100.000 bambini che soffrono di malnutrizione grave. Oltre il 90% di loro è in ripresa» sottolinea Mohamed Ag Ayoya, Rappresentante UNICEF nel Sud Sudan. «Tuttavia, i livelli di malnutrizione permangono critici in molte aree, e temiamo che la situazione possa peggiorare nei prossimi mesi.»
«La stagione della fame coincide con quella della piogge, una vera ‘tempesta perfetta’ per il Sud Sudan» dichiara a sua volta Ronald Sibanda, Direttore WFP in Sud Sudan. «Stiamo potenziando la nostra risposta, ma la corsa è ora contro il tempo e contro la natura: dobbiamo agire subito per salvare vite e mezzi di sussistenza di milioni di persone sull’orlo della fame.»
Il sostegno delle tre agenzie ONU al Sud Sudan per contrastare l’emergenza alimentare
La FAO sta fornendo nuove varietà di semi adatte alle condizioni locali oltre a erogare formazione sulle tecniche in grado di ridurre le perdite dovute a siccità e inondazioni. Oltre a sostenere 800.000 famiglievulnerabili di agricoltori, pescatori e pastori con semi per le coltivazioni, attrezzi agricoli e attrezzature per la pesca, la FAO sta effettuando vaccinazioni del bestiame e fornendo altri servizi veterinari a sostegno degli allevatori per proteggere i loro mezzi di sussistenza.
L’UNICEF e i suoi partner intensificheranno gli interventi nel corso della stagione di magra per raggiungere un maggior numero di bambini colpiti da malnutrizione acuta grave, articolando la propria azione attraverso due approcci.
Nelle aree con un buon accesso umanitario, la presenza a lungo termine sul campo permetterà all’UNICEF e ai suoi partner di distribuire gli aiuti in modo stanziale. Per raggiungere invece la popolazione nelle zone più insicure e inaccessibili, saranno utilizzate missioni di risposta rapida e integrata (Integrated Rapid Response Missions). Si prevede che al culmine della stagione di magra saranno raggiunti non meno di 100.000 bambini affetti da malnutrizione acuta grave.
Nell’ambito della sua risposta complessiva, il World Food Programme fornirà assistenza di vario tipo a 5,1 milioni di persone, includendo alimenti di emergenza e distribuzione di sussidi in denaro nelle aree in cui sono ancora operativi mercati, cibo in cambio di lavoro per la costruzione e la riparazione di strutture comunitarie, pasti nelle scuole e prodotti speciali per la prevenzione e la terapia della malnutrizione tra bambini e donne in gravidanza o in allattamento.
Il WFP ha stoccato 173.000 tonnellate di alimenti in oltre 60 aree prima dell’inizio della stagione delle piogge, 66.000 tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Il preposizionamento non solo aiuta a salvare vite, ma riduce anche i costi di distribuzione.