Non sono nato grande né mai lo sarò. Grosso si, questo posso dirlo, sono nato grosso anche se qualche dubbio mi rimane e questo perché la levatrice che mi prese non mi pesò, non c’era la bilancia ma così, ad occhio, disse “sei chili e duecento” tra la soddisfazione dei miei genitori. Chissà, forse il suo compenso era proporzionale al peso del creaturo perché anche gli altri fratelli erano già obesi alla nascita pur essendo tutti piccolini. Ma si dice che allora si usava così.
Non sono mai stato grande, ma grosso si, almeno fino ai dieci anni, quando mi presentavo roseo e paffutello, insomma avrebbero tranquillamente potuto cuocermi allo spiedo come un porcellino ma per fortuna i miei genitori mai neppure lo pensarono.
Poi quel porcellino, brutto anatroccolo, con lo “sviluppo” si è trasformato e non è stato neppure più grosso ma magro come uno stecco, tutto muscoli ed abile atleta. Non un campione, mai nessuno gli ha detto “sarai un grande” e del resto mai ci avrebbe creduto. Non sono diventato grande, ma finiti gli studi presto mi son sposato ed ho avuto tre figli e mi dicevo “diventeranno grandi”, ma questo riguarda loro. Nel frattempo diventavo di nuovo grosso e sempre avevo il dubbio se esserne soddisfatto o meno, colpa del vocabolario che mi diceva che grande può essere un sinonimo di grosso, ma probabilmente in un altro senso perché quella parola di significati può averne tanti. Non ho voluto mai approfondire.
Io non sono mai stato grande e né mai lo sarò, grosso sì, però adesso, che proprio più giovane non sono, quando ci riuniamo in famiglia e siamo tutti assieme, mi colpiscono tutte quelle attenzioni, quelle velate preoccupazioni, quella tenera voglia di vedermi felice e contento, come se fossi un bambino. Già…come se fossi un bambino. Forse comincio a capire e mi guardo attorno con meraviglia…e solo allora, nascondendo gli occhi pieni di lacrime, con un sorriso malinconicamente incredulo mi dico “vuoi vedere che sono diventato grande?”
Foto di Flavio Ferraro per Cinque Colonne Magazine