Film d’apertura alla 64° edizione del Festival del cinema di Berlino, e nelle sale Italiane dal 30 aprile, Grand Budapest Hotel è il settimo lungometraggio del regista texano Wes Anderson. Noto alla critica e al grande pubblico grazie all’opera corale I Tenenbaum del 2005, che racconta la storia travagliata di una famiglia e i destini tragicomici dei suoi componenti. Anderson mette in scena sin dai primi lavori, mantenendola coerente soprattutto sotto il profilo tecnico e formale, una personale rappresentazione della realtà, concedendosi atmosfere fiabesche contemporaneamente ad un sottotesto grottesco che incolla gli elementi: il cinismo sfacciato si alterna ad una sottile tenerezza di fondo; è da questa unione che l’effetto comico è spesso assicurato. Non a caso il tema dell’infanzia e del percorso verso l’età adulta è ricorrente: i figli di Royal Tenenbaum e le loro nevrosi (I Tenenbaum) ; i due piccoli fuggiaschi Suzy e Sam che lottano per il loro amore e la loro diversità (Moonrise Kingdom, 2012); il garzone Zero Moustafa che grazie all’incontro con Gustave H impara a stare al mondo (Grand Budapest Hotel, 2014). I protagonisti vivono sistematicamente viaggi di formazione che si sviluppano nel corso di anni, affiancati da una pletora di personaggi spalla di altissimo livello. Sono infatti passati attraverso la direzione di Anderson attori come Gene Hackman, Anjelica Huston, Gwyneth Paltrow, Ben Stiller, Luke Wilson,Owen Wilson, Edward Norton, Bruce Willis, Willem Dafoe e il sempre presente Bill Murray.
In Grand Budapest Hotel Ralph Finnies interpreta M. Gustave, il concierge del celebre albergo di lusso nell’’immaginaria Repubblica di Zubrowska. E’ l’idolo delle anziane clienti e in particolar modo di Madame D, una Tilda Swinton quasi irriconoscibile, che gli lascia in eredità un prezioso quadro provocando le ire dei figli di lei, i quali daranno una caccia spietata a Gustave riuscendo a farlo finire in prigione, ma con l’aiuto del fedele garzone di Gustave, Moustafa (Tony Revolori), la storia prenderà una piega diversa. Il racconto è un lungo flashback narrato dal Moustafa anziano interpretato da Murray Abraham ad un giovane scrittore (Jude Low) che lo racconta a sua volta agli spettatori. La storia è ispirata all’unico romanzo dello scrittore austriaco Stefan Zweig salvato dai roghi dei nazisti negli anni trenta. Interamente girato a Berlino e coprodotto da Francia e Germania, il film è ancora una volta tripudio di un’immaginazione restituita attraverso l’uso dei grandangoli, inquadrature larghe e teatrali, e lo sforzo di tutti i linguaggi cinematografici messi al servizio dell’ironia Andersoniana.