Dopo tanta attesa, anche Google sbarca nel mondo delle intelligenze artificiali con la sua IA. Google Bard è, infatti, realtà ed è stato rilasciato in oltre 180 paesi ed in 3 lingue diverse. A sorpresa (o forse no), l’IA della “Grande G” non è disponibile in nessun paese dell’Unione Europea e neanche in Canada. Qual è il motivo dietro questa decisione?
Cos’è Google Bard?
Google Bard è un chatbot capace di conversare con una persona rispondendo ai suoi quesiti, generando output dopo avere compreso la richiesta posta dall’essere umano. Insomma, niente di diverso da ChatGPT ma questo è creato, sviluppato e pubblicato da Google.
Come funziona?
Molto semplice, dialogando. Google Bard è capace di “chiaccherare” liberamente su più temi, tenendo comunque conto dei suoi limiti e i termini di utilizzo. L’IA di Google permette di dare supporto nella scrittura creativa o nella ricerca di informazioni via Internet. Proprio questa ultima caratteristica è il punto più grande di differenza con l’IA di OpenAi. Infatti per ChatGPT è impossibile eseguire l’operazione di ricerca di informazioni tramite il web visto che essa non è collegata a Internet, almeno nella versione senza plugin comunemente utilizzata dal pubblico.
Il (non) rilascio in Europa
L’IA della “Grande G” dopo tanti mesi di test, rimodulazioni, modifiche ed aggiornamenti è arrivato al grande pubblico di Internet Oltre 180 paesi possono mettere alla prova Google Bard a suon di domande e richieste in ben 3 lingue diverse.
Quello che, però, ha fatto “storcere il naso” a molti è il mancato rilascio negli stati dell’Unione Europea ed anche in Canada. In queste nazioni, infatti, Google Bard rimane ancora non disponibile e senza una data effettiva di rilascio.
Perché questo mancato rilascio?
Il motivo è facilmente indovinabile nonostante ci sia la chiara intenzione da parte di Google di non ammetterlo pubblicamente. La “Grande G” teme gli effetti del Gdpr e del nuovo Ai Act ormai vicinoa ll’approvazione in Unione europea. Una teoria che viene confermata dallo stesso chatbot di Google che, interrogato tramite Vpn sulla questione, ha ammesso che la sua assenza dipende proprio dal regolamento europeo.
Questo mancato rilascio ci permette di capire che Google non si vuole trovare nella stessa situazione di OpenAi, ossia di dover correre ai ripari ex post, ma vuole fare i compiti a casa per arrivare preparata al confronto con le regole comunitarie in materia di protezione dei dati.