Ogni anno, dal 2008, il Global Peace Index (Indice Mondiale della Pace, GPI) dell’Institute for Economics and Peace (IEP) fornisce una classifica dei Paesi nel mondo sulla base dei loro livelli di pace. Per il 2019 sono stati analizzati 163 Paesi, che rappresentano il 99,7% della popolazione mondiale, prendendo in esame una serie di indicatori che misurano lo stato di pace in tre aree: il livello di sicurezza sociale, l’estensione dei conflitti domestici e internazionali, e il grado di militarizzazione.
Il Global Peace Index del 2019 ha considerato anche gli elementi che determinano una “pace positiva”, cioè una pace connotata non come assenza di violenza ma come insieme di atteggiamenti, istituzioni e strutture in grado di creare e sostenere società pacifiche. Dai risultati dell’indagine emerge che il mondo è leggermente più pacifico rispetto all’anno scorso, con il miglioramento della situazione in 93 Paesi e il deterioramento in 68 Paesi.
Global Peace Index: la classifica
I gradini più bassi della classifica sono, da tempo, occupati dal Medio Oriente. È infatti l’Afghanistan a conquistare l’ultimo posto, quello di paese meno pacifico del mondo. Quasi 18 anni dopo gli attacchi dell’11 settembre, è ancora un paese scosso da ricorrenti conflitti interni. Seguono lo Yemen, con la sua terribile crisi umanitaria e la Siria e i suoi interminabili conflitti, così come l’Iraq. Questi 4 paesi vanno a braccetto con il Sud Sudan, che sta vivendo un grave conflitto e si trova ad affrontare un alto rischio di catastrofi climatiche. Al contrario, l’Islanda è stata giudicata il paese più pacifico del mondo, davanti a Nuova Zelanda, Portogallo, Austria e Danimarca. La Svizzera è 11°, la Germania 22°, l’Italia è 39° mentre la Francia è 60°.
Va notato che mentre l’Europa, la regione Asia-Pacifico, Russia-Eurasia e Medio Oriente-Nord Africa sono diventati meno pericolosi rispetto al 2018, il contrario è avvenuto per il Nord America, l’America Centrale e il Sud America. Inoltre, sebbene il livello di pace in Europa sia in leggero aumento, il tasso di miglioramento resta indietro rispetto alla media mondiale.
In alcuni Paesi, infatti, sono deteriorati i “fattori positivi di pace”: l’aumento del livello percepito di corruzione nella politica, l’incremento delle disuguaglianze di reddito, la concentrazione dei media e il declino dei livelli di tolleranza hanno abbassato il livello di pace positiva e determinato un aumento del populismo.