Cos’è il glifosato e perché l’annuncio della Commissione europea di prorogarne l’uso non fa fare salti di gioia? Cosa c’è alla base di questa scelta e quali garanzie ci sono per la sicurezza alimentare in Europa? Facciamo chiarezza sull’argomento.
Cos’è il glifosato
Il glifosato è l’erbicida più diffuso in agricoltura. Introdotto negli anni Settanta dalla multinazionale Monsanto con il nome commerciale di Roundup, all’epoca era il pesticida meno tossico in circolazione e molto efficace contro qualsiasi erbaccia. In più non viene assorbito dal suolo poiché i batteri presenti nel terreno riescono a distruggerlo. La caratteristica principale, però, è quella di essere un erbicida totale, non selettivo. In parole semplici distrugge qualsiasi tipo di pianta. E’ stato utilizzato anche nelle città per tenere in ordine le aree verdi urbane. Con l’introduzione delle colture geneticamente modificate, che sono in grado di resistergli, il suo uso si è ulteriormente allargato fino a interessare 130 Paesi del mondo. Dal 2001, data di scadenza del brevetto della Monsanto, il glifosato è prodotto da diverse industrie.
Le decisione della Commissione europea
L’ultima autorizzazione all’uso del glifosato scadrà a metà dicembre. Per stabilire se prorogarla, i 27 Paesi dell’Unione europea si sono riuniti allo stesso tavolo. Durante l’ultima commissione d’appello del 16 novembre, sono emerse posizioni diverse che hanno impedito di raggiungere una maggioranza qualificata. Lo stallo sarebbe stato provocato dall’astensione di diversi Paesi, tra i quali l’Italia. La parola, dunque, è passata, come da prassi, alla Commissione europea.
A lei spetta la decisione e, soprattutto, l’assunzione di responsabilità rispetto a una decisione che coinvolge la salute pubblica. Come sempre accade in questi casi, la Commissione ha fatto riferimento all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Quest’ultima, in una sua recente valutazione, non ha riscontrato criticità a livello generale sull’uso del glifosato. Ha però ammesso un qualche rischio alimentare e un pericolo per la biodiversità. Come dicevamo, il glifosato non è selettivo. Ciò nonostante, la Commissione ha ritenuto opportuno annunciare che alla prossima scadenza prorogherà l’autorizzazione all’uso del glifosato per altri dieci anni.
I rischi del glifosato sulla salute dell’uomo
Eppure non sono pochi gli studi che rivelano i rischi del glifosato sulla salute dell’uomo. Nel 2015 la IARC (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) di Lione ha inserito il glifosato nel gruppo 2A, tra i probabili cancerogeni.
Un recente studio sui ratti, condotto dai ricercatori del Global Glyphosate Study (Ggs) guidato dall’Istituto Ramazzini di Bologna, ha evidenziato che il glifosato è pericoloso già a una bassa esposizione. I ricercatori hanno somministrato, attraverso l’acqua potabile dosi di glifosato pari a 0,5, 5 e 50 mg/kg di peso corporeo/giorno a ratti già in fase prenatale. Parliamo di dosi ritenute sicure dagli enti regolatori. I ratti ai quali è stato somministrato il glifosato puro o erbicidi a base di glifosato hanno sviluppato la leucemia entro il primo anno di vita. I ratti ai quali tali sostanze non sono state somministrate non hanno sviluppato alcuna forma di leucemia.
Le conclusioni dei ricercatori hanno evidenziato due punti molto importanti. Il primo ci dice che è possibile ammalarsi anche con le concentrazioni di glifosato attualmente riconosciute come sicure e alle quali sono esposti milioni di cittadini in tutta Europa. Il secondo è che potrebbe esserci una correlazione tra il glifosato e l’insorgenza di leucemie infantili.
Il Global Glyphosate Study, coordinato dall’Istituto Ramazzini e che coinvolge scienziati provenienti da Stati Uniti, Sud America ed Europa, è lo studio più completo sul glifosato e sui pesticidi a base di glifosato. La gravità dei dati emersi ha spinto i ricercatori a renderli pubblici. In questo modo potranno essere presi in considerazione dagli enti regolatori per nuove valutazioni.
In copertina foto di PublicDomainPictures da Pixabay