Gli ori dell’Italia di atletica raccontati ieri in un fazzoletto temporale che ha visto scorrere le qualifiche e poi le finali sia per il Salto in Alto maschile che per i 100mt piani maschili hanno avuto un non so che di epico e di beffardo al contempo.
L’epicità del gesto atletico sia di Tamberi che di Jacobs che di per se già risulta fenomenale preso così com’è, cui si aggiunge quel tratto tipicamente beffardo del non aspettato, del quasi sognato ma relegato nell’irrealizzabile a priori.
Invece, tutto l’iter temporale che ha portato al culmine delle prestazioni dei due atleti è stato come un crescendo di un’opera buffa del grande ed impareggiabile classicissimo melodramma italiano.
Due uomini prima che due atleti davanti ai quali chapeau è d’obbligo.
Ormai tutti conoscono le vicissitudini di Tamberi che cinque anni fa si ‘rompeva’ poco prima della scorsa edizione dei Giochi rimanendo a bocca asciutta dopo mesi e mesi di scrupolosa preparazione nella specialità che trovò la sua più alta espressione in Javier Sotomayor.
Allo stesso modo, tutti hanno avuto modo di conoscere le vicende umane di Jacobs ed i mille sacrifici cui si è sottoposto per raggiungere la vetta di uomo più veloce che fu di Pietro Mennea e che solo poco tempo fa era assoluto appannaggio dei giamaicani e del mito Usain Bolt.
Gli ori dell’Italia di atletica: la felicità
La felicità che tutti abbiamo potuto osservare a salto e corsa ultimati erano così puri da far nascere un sentimento di tenerezza verso chi pratica lo sport con le finalità e con i mezzi giusti. Due ragazzi che si sono cercati e si sono sciolti in un abbraccio che era molto di più, una condivisione che era quasi fratellanza.
Due notazioni, la prima verso la Federazione, il CONI e le altre autorità sportive che hanno voluto queste Olimpiadi ad ogni costo in epoca di Covid: tutte le perplessità e le considerazioni circa lo Sport che si ritiene schiera di eletti immuni dalla vita quotidiana restano intatte e non sono certo fugate da una medaglia, seppure d’oro.
Manifestazioni di questo genere, come anche gli Europei di calcio, si dovrebbe avere il coraggio di fermarle ai box il tanto che serve per tornare in sicurezza invece di voler far prevalere sempre e comunque il business ed il circo mediatico che bisogna montarci intorno per mantenere il carrozzone a galla.
Il rischio vale la candela?
La seconda la rivolgiamo proprio alla stampa sportiva che, come al solito, soffre di quella strana sindrome che consiste nell’ ondeggiare a banderuola ad ogni refolo di vento in virtù della quale l’unico metro di giudizio adottabile è il pallottoliere delle medaglie da incorniciare.
Basta per favore, risparmiateci tutto il patetico sventolio di tricolori nell’operare i soliti salti tripli carpiati per salire sul carro dei vincitori.
Gli ori dell’Italia di atletica: i politici anche no
Poi ce n’è anche una terza di notazione che riguarda i signori politici di governo ed opposizione, nazionali e locali, che non perdono occasione per mettere in mostra la loro pochezza di spirito o affrettandosi ad intestare meriti che non li sfiorano nemmeno lontanamente oppure addirittura tirando fuori sovranismi e jus soli che si commentano da soli.
Un solo invito: state buoni che non avete corso voi i cento metri e non avete saltato voi oltre l’asticella, non c’entrate proprio.
Diamo il giusto merito ai ragazzi ed alla loro voglia di emergere dopo aver lavorato sodo. Tutto il resto è noia.