Fustigatore di idoli, raffinato intellettuale, maestro della cultura giuridica italiana, Massimo Nobili è stato ricordato corso del convegno “Gli occhiali del giurista e le lenti della letteratura: il pensiero di Massimo Nobili”, in programma a Napoli,nella Sala Biblioteca 2 del complesso monumentale di San Domenico Maggiore.
All’appuntamento, promosso dalla Fondazione Premio Napoli nell’ambito del nuovo salone dell’editoria “Napoli Città Libro”, sono intervenuti Giovanni Melillo, procuratore capo della Procura della Repubblica di Napoli, Sergio Moccia, docente di Diritto penale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’avvocato Vincenzo Siniscalchi, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Ennio Amodio, professore emerito di Procedura penale dell’Università degli Studi di Milano, Bruno Cavallone, già ordinario di Diritto processuale civile dell’Università degli Studi di Milano, e Alfredo Guardiano, consigliere della Corte di Cassazione. L’incontro è stato introdotto da Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione Premio Napoli.
E’ stato un incontro in ricordo del professor Massimo Nobili, scomparso nel 2016 all’età di 71 anni, a partire dal suo saggio “L’immoralità necessaria. Citazioni e percorsi nei mondi della giustizia” (Il Mulino, 2009), in cui riunì la sua lunga esperienza di avvocato, giudice e ordinario di procedura penale.
Fin dal suo fondamentale lavoro “Il libero convincimento del giudice”, Nobili si è sempre distinto nel panorama giuridico e in quello intellettuale tout court come una forte voce critica, spesso isolata, pronta a cogliere la fallacia di idoli, slogan e inganni come la “mediaticità” dei processi, la cultura della “vittimologia”, i rischi di una società “giudiziaria” animata da istanze punitive e vendicative. La “ragionevole durata del processo” è stata una sua decennale battaglia, così come la necessità di mettere tutti i cittadini nelle condizioni di potersi e doversi difendere nei processi e non dai processi.
Raffinato intellettuale, ne “L’immoralità necessaria” Massimo Nobili sveste i panni del giurista per lasciare la parola alla drammaturgia, alla narrativa, alle arti figurative o alla linguistica. Con passi di Shakespeare, Nobili riesce a mostrare “verità giudiziarie” divenute tali solo per la violenza del potere. Goya è una guida costante e una tela di Prud’hon inculca, nel 1808, un’ideologia napoleonica tuttora oggetto di liti (il rapporto organizzativo tra pubblici ministeri e giudici). Il problema dei verbali affiora in Anatole France e in Sandor Márai. “L’uomo senza qualità” e “I fratelli Karamàzov” offrono pagine decisive sulle perizie, mentre Karl Kraus e François Rabelais ci parlano delle prove falsificate.
Presente al salone “Napoli Città Libro” con uno stand (postazione C20), la Fondazione illustrerà anche le proprie attività dirette a coinvolgere il territorio nella promozione della cultura e della lettura, a cominciare dalle periferie e dalle scuole. “L’obiettivo – spiega Domenico Ciruzzi – è la creazione di una fitta rete di giudici lettori, sia singoli che organizzati in comitati di lettura. È un meccanismo che consentirà a chiunque ami la lettura di contribuire a decretare i vincitori della 64esima edizione del Premio Napoli”.