Per il futuro fanno ben sperare i giovani
Gli italiani non riducono i consumi culturali, neanche in tempo di crisi. Possono rinunciare a cambiarsi l’auto o a rinnovare il guardaroba, possono non andare al ristorante o in vacanza, ma ai libri non dicono no. Le stime più recenti del periodo natalizio lo confermano, per quanto parziali e senza cifre definitive. Malgrado la crisi, il Natale 2008 “è andato bene, addirittura meglio del precedente” sostengono gli editori e nel complesso il mercato, seppure con qualche flessione, ha tenuto nell’arco dell’intero anno. Secondo i dati censiti da Nielsen, gli acquisti in libreria non si sono fermati nemmeno nelle settimane più nere, quando le borse segnalavano un indice pericolosamente tendente al basso. Certo, non è tutto oro quello che luccica e in giro si respira un clima di comprensibile preoccupazione. Per la temuta crisi e l’impatto che “ancora potrebbe avere, specie nei primi tre, quattro mesi a venire”, dicono i publisher. E stringono i denti. Ma, tutto sommato, è un sorriso un po’ sornione. Come mai? Da Mondadori a Rizzoli, da Laterza a Feltrinelli, al gruppo Mauri-Spagnol, chi parla lo fa con estrema cautela. “Il libro è un bene rifugio che costa poco -spiega il direttore dell’Associazione Italiana Editori, Alfieri Lorenzon- La crisi colpisce tutti: per noi, finora, è andata benino, anche se è troppo presto per tracciare bilanci”. Una situazione molto diversa, dunque, da quella di altri mercati. Rispetto agli Stati Uniti, ad esempio, in cui l’editoria si trova in grande affanno, oppure alla più vicina Spagna, dove si è profilato un vero e proprio crollo di vendite a partire da settembre scorso. “A Francoforte -ricorda Lorenzon- gli americani non hanno comprato neppure un diritto”. L’anno scorso ha aiutato il mercato il nuovo fenomeno dei ‘megaseller’, titoli come “Gomorra” di Roberto Saviano e “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano, che hanno raggiunto rispettivamente l’invidiabile primato di due e un milione di copie. Per l’anno nuovo la parola d’ordine, per tutti, e’ prudenza. “In mancanza di dati definitivi -aggiunge il direttore dell’Aie- possiamo indicare più che altro delle tendenze: da noi non ci sono brillanti possibilità di crescita, ma a questo punto è chiaro che neppure le perdite saranno tragiche”. Non illudiamoci comunque. In Italia non si legge più di prima. “Abbiamo registrato una lieve contrazione dei lettori -precisa Alfieri Lorenzon- il 43 contro il 44 per cento. Tuttavia, gli altri segni sono positivi. Quello italiano è un piccolo mercato, che si attesta sui 3,7 miliardi di euro. Ed è sostanzialmente stabile, fatto da persone attente soprattutto alla qualita’, che non si fanno influenzare dalle fluttuazioni economiche. Non si misura una vistosa crescita del giro d’affari e, di conseguenza, neppure un’evidente decrescita. In particolare, per il futuro, fanno ben sperare i giovani: leggono meno dei loro coetanei europei, ma piu’ della media degli adulti”. “Chi, come spesso accade ai ragazzi, fa un grande uso di ‘new technologies’ -sostiene Lorenzon- è anche un grande lettore”. Gestire tecnologia in maniera creativa paga, grazie a un “incremento dei consumi culturali complessivi, libri in testa”. Una secca smentita di quanti profetizzavano la scomparsa del libro di carta all’alba dell’era digitale, che sta cambiando il nostro modo di informare ed essere informati. “Se questo trend si farà strada in tutta la popolazione -conclude il direttore dell’Aie- condurrà a un consumo culturale maggiore, ricco e variegato. Per questo occorre preparsi bene e studiare di più”.Soddisfatti delle vendite di fine anno anche i librai, pur avendo patito il calo dei consumi. “Fino a ottobre l’andamento è stato negativo -dice Paolo Pisanti, presidente dell’Associazione dei Librai Italiani- A Natale, invece, è cresciuto il numero dei pezzi venduti, che però è diverso da quanto realmente entra in cassa. C’è stata una maggiore richiesta di volumi a prezzo di copertina più basso. Il libro strennna per eccellenza, quello dai 35 euro in su, ha faticato molto, perchè anziende, banche e professionisti hanno puntato su omaggi più economici, come agende e calendari da tavolo: le Moleskine sono andate benissimo”. E’ volato, il libro, soprattutto nell’ultima settimana di Natale, laddove, in seguito alla difficoltà di reperire il regalo, molti si sono orientati su questo genere di acquisto. “Un periodo -puntualizza il presidente dell’Ali- che ha fatto recuperare il settore, anche se il 2008 è stato abbastanza difficile”. E per il 2009 i librai avrebbero già ridotto le prenotazioni di un 10 per cento circa. “Tutto dipenderà dalle novità che usciranno: molti editori, per far quadrare i conti, hanno anticipato le uscite importanti a fine d’anno. Abbiamo esaminato i nuovi titoli sino ad aprile e non ci sono in vista best seller. Stavolta non c’è nemmeno la consolazione di un Harry Potter d’annata”. Quanto alle strategie da adottare in tempi difficili, la principale è sempre quella dello sconto, ossia “offerte particolarmente vantaggiose -afferma Pisanti- che creano una disponibilità di denaro tale da appianare le minori vendite ottenute. Il meccanismo peggiore, invece, è la concorrenza delle grandi aree, sia i negozi sul genere di Eldo, che i vari supermercati, dove si utilizzano i libri come ‘specchietto per le allodole’ per attrarre la clientela su altri prodotti, offrendo volumi al 33 per cento in meno, per far credere che anche le altre merci si avvalgano di un simile ribasso”.