Secondo una ricerca su 1.000 italiani, condotta dall’Istituto Ixè, la maggioranza (55%) considera la slot machine il gioco che più degli altri genera dipendenza. Segue il videopoker (40%), quindi il casinò (35%). Meno ‘pericolosi’ sono considerati le scommesse sportive (22%), il gratta e vinci (20%) e ancor meno le sale bingo (13%). Chiudono la classifica il lotto e il superenalotto (entrambi al 7%) che sembrano avere un’immagine per niente a rischio ludopatia. Il 9% della popolazione ritiene che nessun gioco, di per sé, provochi dipendenza.
Il giocatore d’azzardo
Provando ad avventurarci nell’immaginario collettivo, il giocatore che genera più indulgenza negli italiani (con il 36%) è quello che scommette pochi euro, tentando la fortuna ogni settimana (al superenalotto e totocalcio), seguito (con un 24%) da chi si affida ai sogni per giocare i numeri suggeriti. Emerge il ritratto stereotipico di una figura del popolo, economicamente sofferente, che tenta la fortuna per svoltare.
A fronte di alcuni altri stereotipi presentati al campione intervistato e che abbiamo mutuato principalmente dall’immaginario collettivo prodotto dal cinema, gli italiani hanno rivelato minore indulgenza verso lo scommettitore da ippodromo, quello che punta sui cavalli dopo averli studiati (5%); seguito dal forte giocatore del casinò (6%) e dal pokerista nottambulo (11%). Questi ritratti di giocatore appaiono quindi superati, deteriorati, forse anche da una diffusione maggiore della conoscenza dei rischi seri del gioco d’azzardo.
Gli stessi giocatori individuati nel campione simpatizzano ancor più della media con chi gioca pochi euro ogni settimana, presumibilmente perché con questa figura si identificano maggiormente, considerato che è lo stile comportamentale più diffuso percentualmente.
Ricchi, poveri e il gioco
Presentando all’opinione pubblica i due poli estremi (il giocatore povero – che sogna la fortuna che gli cambia la vita – e il ricco – che anche se perde non succede niente di grave), la simpatia e comprensione si polarizzano, spaccando il campione in due parti perfettamente uguali: 38% è più indulgente con il ricco, perché alla fin fine non rischia davvero; l’altro 38% è più indulgente con il povero, perché è comprensibile il suo desiderio di cambiare vita.
Gli occupati sono più indulgenti con i poveri; chi non ha reddito (studenti, casalinghe e disoccupati) con i ricchi. Le donne indulgono più verso i poveri, gli uomini più verso i ricchi.
All’interno del segmento giocatori la maggioranza relativa propende ad essere più indulgente con i poveri.
Rendita o premio una tantum?
La mentalità prudente, quella del posto fisso o degli investimenti a capitale garantito, si manifesta anche su un terreno decisamente estraneo come quello del gioco d’azzardo: gli italiani preferiscono un premio che garantisca una rendita mensile ad un grosso premio una tantum. L’azzardo, idealmente, viene fatto sfociare in uno scenario di un futuro tranquillo.
Condividono questa scelta in particolare le donne, i 25-44enni, i residenti nel Mezzogiorno (che coincidono, a grandi linee, con le fasce di popolazione più investite dal problema della disoccupazione o del precariato).
È qui che i ‘veri’ giocatori si distinguono nettamente: soprattutto chi frequenta i casinò, chi gioca alle slot machine, chi fa scommesse sportive e chi gioca al superenalotto preferirebbe il premio di grande valore una tantum, in particolare.
Un dato curioso: chi gioca al videopoker preferirebbe per il 67% una rendita mensile; questo fa pensare ad una tipologia particolare di giocatori, distante dal giocatore ‘tradizionale’ di carte, probabilmente sviluppatasi in congiuntura con il mezzo.
“La nostra indagine demoscopica – commenta Roberto Weber, importante studioso di dinamiche sociali – si è posta come obiettivo quello di rintracciare alcuni quadri dell’immaginario collettivo relativi al mondo del gioco, di verificare quali stereotipi hanno retto nel tempo e come, società, costume, informazione ed economia reale hanno inciso sul “racconto” del gioco, dell’azzardo, delle scommesse. Ciò che ne è emerso, considerando che all’interno del nostro campione è stato individuato un segmento di giocatori che comprende in misura fisiologicamente più numerosa gli occasionali, è che molti giocano, o giustificano il loro giocare, con il sogno di un futuro tranquillo e per questo preferirebbe vincere una rendita invece che un grande premio una tantum, risposta che di primo acchito sembra incoerente con quello che immaginiamo il brivido del colpo di fortuna sognato da un vero giocatore. I giochi che rientrano in questo profilo sono anche quelli considerati meno a rischio di ludopatia. Questa logica spinge il campione ascoltato a provare maggiore indulgenza per chi si gioca settimana dopo settimana pochi euro o si gioca i numeri apparsi in sogno rispetto all’immagine stereotipa del ‘grande giocatore’ quello del casinò, quello del poker, quello che punta tutto su un numero, un cavallo, un tris d’assi, che sembra aver perso smalto. Probabilmente una maggior coscienza diffusa dei rischi e dei danni provocati dalla ludopatia ha eroso il fascino del giocatore d’azzardo compulsivo, come si nota anche dalle risposte pertinenti alla pericolosità di giochi, quali slot machine e videopoker.”