Gli immigrati non pesano sul Sistema sanitario nazionale. Lo dice un recentissimo studio dell’ISS
Ancora una volta si devono sottolineare gli elementi positivi del fenomeno immigratorio in Italia, che senza alcun dubbio surclassano ogni aspetto di negatività determinato forse più da paure e xenofobia ed acuito da normative inadeguate ad affrontare i problemi, piuttosto che a risolverli. È anche questa volta lo facciamo con l’ineluttabile legge dei numeri che dimostra come gli stranieri residenti non siano un peso per il nostro Welfare ma, semmai, stanno contribuendo a rallentare con la loro laboriosità e la loro scarsa vena a sfruttare il nostro sistema di protezione sociale, i gravi effetti della crisi. Anche in questo caso sono dati ufficiali quelli pubblicati dall’Istituto Superiore della Sanità a seguito della presentazione dello studio dall’eloquente titolo “Farmaci e immigrati: Rapporto sulla prescrizione farmaceutica in un paese multietnicoâ€. Il Rapporto, é stato illustrato ieri 4 marzo, nel corso del convegno “Prescrizione farmaceutica nella popolazione immigrata†in programma all’Iss ed é frutto della collaborazione fra lo stesso ente, la Società italiana di farmacia ospedaliera, la Società italiana di medicina delle migrazioni, la Cineca, il Consorzio Mario Negri Sud. Il dato più eloquente che suffraga la nostra tesi é che nello stesso anno la spesa farmaceutica media a carico del Ssn è stata di 72 euro per un cittadino immigrato e di 97 euro per uno italiano.Dallo studio é emerso anche che nonostante i tagli lineari, il nostro Servizio sanitario nazionale risulta essere ancora in grado di prendersi cura della popolazione immigrata residente in Italia – che nel 2011 erano oltre quattro milioni e mezzo, pari al 7,5% della popolazione – rendendo accessibili a tutti terapie e servizi. Inoltre, non risultano sussistere particolari differenze tra l’uso di farmaci da parte degli immigrati e da parte degli italiani, essendo nei primi solo di poco inferiore che nei secondi. Ma ciò che dovrebbe sorprendere di più i malpensanti e coloro che, anche tra le forze politiche hanno usato i grimaldello di un presunto sovrasfruttamento del nostro sistema sociale da parte degli immigrati, é il dato dell’incidenza degli immigrati sulla spesa farmaceutica complessiva che è pari solo ad un modesto 2,6%.L’indagine ha riguardato ben 710.879 persone, ossia il 16% della popolazione immigrata residente in Italia. L’età media è di 33 anni, le donne rappresentano il 53% del totale. Le statistiche hanno riguardato solo i dati relativi alla prescrizione farmaceutica territoriale del Ssn (prevalentemente effettuata da parte di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta). Il confronto è stato fatto con un campione della popolazione italiana pari per età e sesso. Sono stati comparati, fra l’altro, dati fra le popolazioni di immigrati di diverse nazionalità . Nel dettaglio, é possibile verificare che il 52% della popolazione immigrata e il 59% di quella italiana hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci nel corso del 2011. Come già evidenziato, in media, la spesa farmaceutica a carico del Ssn nel corso dell’anno è stata di 72 euro per un cittadino immigrato e di 97 euro per un cittadino italiano. mentre per quanto riguarda il dato complessivo, in Italia, nel 2011, la spesa farmaceutica Ssn della popolazione immigrata é stata di 330 milioni di euro, pari al 2,6% della spesa farmaceutica complessiva. Per ciò che concerne le differenze di genere, anche tra i migranti, le donne consumano più farmaci rispetto agli uomini: hanno ricevuto almeno una prescrizione il 58% delle donne immigrate e il 65% delle italiane. Fra coloro che hanno ricevuto prescrizioni, la durata di trattamento è sovrapponibile: 232 e 237 dosi di farmaco per persona.Per ciò che concerne le fasce d’età ed in particolare i bambini, sono stati presi in considerazione esaminata 134.000 bambini figli di immigrati, dei quali il 76% nato in Italia. Di questi ultimi, oltre la metà , per l’esattezza il 54%, ha ricevuto almeno una prescrizione di farmaci nell’anno, a fronte del 60% dei bambini italiani. In media ciascun bambino immigrato ha ricevuto 2,4 confezioni rispetto a 2,6 degli italiani.
Venendo ai tipi di farmaci, gli immigrati, usano più antidiabetici (1,6% rispetto a 1,1%), gastroprotettivi (10,3% vs 8,7%) e antiinfiammatori (11,3% vs 8,3%) a confronto degli italiani, mentre i nostri connazionali utilizzano più farmaci contro l’ipertensione (7,6% vs 6,5%) e l’ipercolesterolemia (2,4% vs 1,9%), antibiotici (36,6% vs 31,9%), farmaci contro i sintomi dell’asma e della Bpco (12,2% vs 8,1%). La prevalenza d’uso di antidepressivi è circa doppia nella popolazione italiana (3,9% vs 2%).
Un ultimo dato che dovrebbe far riflettere gli operatori sanitari e chi si occupa d’integrazione riguarda il confronto fra Paesi di provenienza. Perché c’è un’ampia fascia di popolazione immigrata che accede poco o per nulla alle cure. Cinesi e kosovari sono i minori utilizzatori di farmaci: tra loro, solo il 36% dei cittadini ha ricevuto almeno una prescrizione da parte del Ssn nel corso del 2011. Sono invece sostanzialmente sovrapponibili alla popolazione italiana, intorno al 60% degli assistibili, le prevalenze negli immigrati provenienti da Perù, Nigeria, Marocco, Bangladesh e Albania. In questo caso, rileva Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Dirittiâ€, é necessario incentivare gli sforzi per l’integrazione e la mediazione linguistico-culturale, che devono essere rivolti ad una maggiore informazione nei confronti di tutti quegli immigrati che non escono allo scoperto e che evidentemente non si è potuto far rientrare in questa ricerca, pur avendo diritto alle cure di emergenza e alle cure salvavita.