Comprendere la relazione causa/effetto tra terremoti tettonici ed eruzioni vulcaniche è l’oggetto dello studio compiuto da un team internazionale di ricercatori e appena pubblicato nell’articolo “The increment in the volcanic unrest and number of eruptions after the 2012 large earthquakes sequence in Central America” su Scientific Reports.
Il team di scienziati, costituito anche da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), desiderava capire se il verificarsi di alcune manifestazioni vulcaniche fossero una conseguenza dell’impatto delle onde sismiche (ad esempio, una sollecitazione dinamica) e delle variazioni del campo di sollecitazione (es. sforzo).
Per scoprire questa relazione, i vulcanologi hanno preso in esame quanto accaduto nel 2012 in America Centrale. Infatti, in quell’anno, nell’arco di poco più di due mesi (27 agosto-11 novembre), l’America Centrale fu colpita da tre grandi terremoti con una magnitudo minima di 7.3.
A distanza di pochi giorni, eruttarono alcuni vulcani della regione interessata, ed altri ripresero le attività dopo mesi o anni di quiete.
Questo studio analizza i tre terremoti cui è susseguito un aumento del numero di eruzioni vulcaniche nei 7 anni successivi a questi eventi sismici.
Gli eventi vulcanici dell’America Centrale
“Nello studio dei fenomeni vulcanici successivi ai tre terremoti importanti”, afferma Gino González, borsista dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e studente di dottorato all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, “abbiamo rilevato che arrivarono all’evento eruttivo solo i vulcani che già naturalmente si trovavano in uno stato critico. Questa osservazione ci ha portato a ipotizzare che gli eventi sismici rilevanti non sono stati la causa dell’instabilità del sistema vulcanico ma solo l’occasione per la sua eruzione”.
“Il quesito iniziale da cui siamo partiti in questo studio era quello di capire se un’eruzione vulcanica può essere innescata da un terremoto“, afferma Dmitri Rouwet, ricercatore della Sezione di Bologna dell’INGV e coautore dello studio. “Purtroppo, la risposta cui siamo giunti non è certa. Può essere ‘forse’ o ‘è solo una coincidenza’. Non riusciamo a dare ancora una risposta certa perché ci mancano chiari dati di monitoraggio che possono, poi, offrire prove certe sulla relazione tra i due fenomeni naturali”.
Charles Darwin, nella sua spedizione in Cile nel 1835, fu testimone del terremoto di Concepción del 20 febbraio di quell’anno. L’evento sismico ebbe una magnitudo stimata di 8.5 e, successivamente, lo scienziato notò un aumento di attività in alcuni vulcani.
Su questa osservazione, ipotizzò una possibile relazione tra terremoti ed eruzioni vulcaniche.
Gli eventi vulcanici dell’America Centrale: l’INGV
Giovanni Chiodini, ricercatore della Sezione di Bologna dell’INGV e coautore dello studio evidenzia “Le osservazioni di eruzioni vulcaniche accadute successivamente a terremoti tettonici sono state segnalate in diversi eventi. Ad esempio, l’eruzione pliniana del Monte Fuji in Giappone del 1707 fu temporalmente preceduta dal terremoto di Hoei di magnitudo 8.7, accaduto 49 giorni prima. Anche in Islanda si verificò un incremento nelle eruzioni vulcaniche dopo la sequenza dei terremoti del 1618 e del 1789. Stesso fenomeno nel caso del terremoto di Kalapana nelle Hawaii di magnitudo 7.7 nel 1975 cui è seguita l’eruzione del vulcano Kilauea del 1977”.
“Dal nostro studio”, prosegue Gino González, “abbiamo osservato che non solo la magnitudo dei terremoti è importante, ma anche altre caratteristiche come la sua durata, la frequenza e la profondità. Questi valori possono influenzare il livello dell’alterazione dell’attività vulcanica come, ad esempio, variazioni nei tassi di deformazione del suolo, dei degassamenti, dei flussi di calore e dell’attività freatica”.
Conclusioni
Concludendo, Gino González afferma “Come scienziati, il nostro auspicio è il monitoraggio permanente dei vulcani attivi per rivelare quali siano più suscettibili di culminare in manifestazioni rilevanti come conseguenza di un terremoto di grande magnitudo”.
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