Manca poco all’approvazione della Legge di Stabilità di inizio ottobre e dei 10 miliardi di euro di spending review non c’è ancora traccia. Già perché nel piano di revisione della spesa curato dal commissario Carlo Cottarelli e presentato a Renzi a luglio si parlava di reperire nel 2015 almeno 5 miliardi di risparmi mediante la centralizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione, mentre altri 5 miliardi sarebbero scaturiti da tagli di varia natura: da quello delle società partecipate dagli enti locali e dalla razionalizzazione dei costi di funzionamento delle sedi degli enti pubblici, al taglio degli affitti inutili e all’introduzione dei costi standard in sanità. Accorpando tutte queste manovre si dovrebbe mettere insieme un tesoretto di 10 miliardi di euro, che è la cifra necessaria a confermare soltanto il bonus irpef ai dieci milioni di dipendenti che già ne hanno usufruito. Fermo restando la copertura per i tagli all’invisa Irap, che necessita di un altro paio di milioni di euro.
Si intuisce, perciò, come si allontani sempre più la possibilità di estendere gli sgravi fiscali anche a lavoratori autonomi e pensionati. Per i primi occorrerebbero all’incirca 4 miliardi di euro aggiuntivi, mentre concedere un aumento di 80 euro ai pensionati che guadagnano meno di mille euro mensili significherebbe poter recuperare in spending review altri 7 miliardi di euro.
Con la crescita economica che procede lento pede per adoperare un eufemismo, sarà un’impresa rinvenire altri fondi per estendere ancora gli sconti fiscali. E l’Europa? Renzi è ben consapevole che il nostro Paese non può permettersi di attendere che Bruxelles ci conceda un margine di flessibilità. L’Italia è, infatti, già molto vicina a sforare il noto parametro di Maastricht del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil e non può permettersi di sfigurare ulteriormente. Occorre concretezza e il premier lo sa (almeno si spera)che non si può incentrare il succo di una manovra da 20 miliardi di euro su voci incerte come la lotta all’evasione fiscale.
Meglio un uovo oggi che una gallina domani. Accontentiamoci di poter riconfermare nel 2015 i bonus di 80 euro esistenti, senza ulteriori estensioni. Questo dunque quanto trapela da fonti governative, nel complesso scenario politico odierno. Certo non ci si aspettava di arrivare ad una simile conclusione. Tant’è che pensionati e famiglie numerose erano già sul piede di guerra prima dell’estate. A proposito di famiglie numerose, in particolare quelle monoreddito. Sappiamo, ad oggi, che se hanno guadagnano più di 24-26mila euro all’anno, oggi questi nuclei familiari sono esclusi dagli sgravi irpef. Dal 2015, però, anche le famiglie monoreddito potrebbero avere gli sconti fiscali, purché i loro stipendi non superino determinate soglie prestabilite: 31 mila euro annui in presenza di due figli a carico, 40mila euro con tre figli e 50mila euro con almeno 4 figli da mantenere. Questo è quanto già programmato nei mesi scorsi in Parlamento ma poi accantonato per la mancanza di coperture finanziarie ad hoc. Si tratta, tuttavia, di costi non eccessivi (circa 300 milioni di euro) e il Governo potrebbe riuscire a coprirli. In questo modo, il premier Renzi potrebbe almeno salvare il salvabile ed uscire indenne dalle critiche dell’opinione pubblica. Malumore e malcontento di pensionati e autonomi permettendo.
26 Agosto 2014
GLI ESCLUSI DAL DECRETO IRPEF
Scritto da Claudio Talone
A pochi mesi dalla Legge di Stabilità, diventa sempre più difficile per l'Esecutivo estendere al 2015 gli sconti fiscali di quest'anno. E si profila all'orizzonte l'esclusione dal bonus irpef di pensionati e partite iva. In forse le famiglie numerose.