Oltre ai danni diretti, gli impatti influenzano l’alimentazione, l’approvvigionamento di acqua ma anche la diffusione di malattie, tramite vettori come le zecche e la zanzara tigre asiatica che aumentano il rischio di insorgenza di patologie quali la malattia di Lyme, l’encefalite da zecche, la dengue e la febbre del Nilo occidentale. Secondo l’OMS tra il 2030 e il 2050 il cambiamento climatico potrebbe causare circa 250.000 ulteriori morti l’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore. A livello globale, il numero di disastri legati al clima è più che triplicato dal 1960. Questi disastri si traducono in oltre 60.000 morti, principalmente nei paesi in via di sviluppo.
Come dichiara anche il V rapporto della IPCC, gli effetti del cambiamento climatico sulla salute sono destinati ad esacerbare i problemi pre-esistenti, inclusi quelli derivanti dalle condizioni cliniche (disturbi psichici, depressione, patologie cardiocircolatorie). Durante l’ondata di calore del 2003 in Europa, ad esempio, sono stati registrati oltre 70.000 morti oltre la media.
Le alte temperature alzano anche i livelli di ozono e altri inquinanti, esacerbando le malattie respiratorie e cardiovascolari. Si estenderà anche la diffusione dell’asma, con l’aumento della diffusione di pollini e altri allergeni favorito dal caldo estremo.