(Adnkronos) – Bologna, ma anche Bruxelles, Parigi, Amsterdam, Bilbao. C’è una direzione che porta a una riduzione drastica della velocità degli spostamenti nelle strade delle città europee, il modello Città 30, ovvero con limite di velocità a 30 km/h.
E c’è un’altra direzione opposta, che è quella che si prende con la decisione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini di vietare per decreto, che sarà pubblicato in Gazzetta il 28 maggio, l’utilizzo degli autovelox nelle città con limiti sotto i 50 km/h.
In mezzo c’è il tema della sicurezza stradale che, negli ambienti urbani, non è solo sicurezza per chi è alla guida ma soprattutto sicurezza per chi si muove nelle città indipendentemente dal mezzo di trasporto auto, ovvero pedoni, biciclette, monopattini.
Evidente, anche guardando ai dati e alle esperienze degli altri, che ridurre la velocità può aiutare a ridurre il numero e le conseguenze degli incidenti. Evidente anche che una città 30 non può solo pensare ai limiti di velocità ma deve garantire servizi, a partire dai mezzi pubblici, indispensabili per rendere la scelta un beneficio e non un problema per tutti.
L’altro tema strettamente connesso è quello delle sanzioni. Perché un conto è fare in modo che la strada intrapresa sia effettivamente rispettata da chi si muove nelle città e un altro è utilizzare i limiti di velocità come uno strumento per fare cassa e vessare gli automobilisti.
L’utilizzo dell’autovelox ‘a tradimento’ è una pratica scorretta che prescinde dalla politica che si sceglie per disciplinare la mobilità. In questo senso l’intervento di Salvini, che in tweet parla di un provvedimento che “mette fine alla giungla delle migliaia di autovelox selvaggi in tutta Italia”, è coerente con una logica che vuole limitare il più possibile l’eccesso di controllo o l’utilizzo smisurato della deterrenza.
Resta però il tema, più ampio, delle politiche per la mobilità urbana. Perché, con o senza autovelox, si muore troppo spesso all’incrocio vicino casa ed è responsabilità della politica trovare la strada per alleviare il pessimo bilancio quotidiano che arriva dalle città italiane. (Di Fabio Insenga)
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