Legittimo impedimento dell’avvocato d’ufficio della difesa, la prima udienza del processo in Italia che dovrà chiarire le dinamiche della morte di Giulio Regeni slitta al 25 Maggio.
Slitta la prima udienza del processo in Italia su Giulio Regeni
Prima udienza e primo slittamento per il processo che dovrà chiarire le cause della morte di Giulio Regeni. Il Gup, infatti, ha spostato la data della prima udienza al 25 maggio causa legittimo impedimento dell’avvocato d’ufficio della difesa che non può muoversi dalla sua abitazione causa isolamento fiduciario da Covid-19.
Sono quattro gli agenti della Sicurezza Nazionale egiziana che sono stati citati in giudizio con le accuse di tortura, sequestro di persona ed omicidio. Le convocazioni della giustizia italiana, però, non sono mai arrivate ai destinari anche perché l’Egitto non ha mai voluto cedere i dati inerenti ai loro indirizzi di residenza. Lo stesso governo egiziano, inoltre, ha da sempre definito come immotivato il processo creato dalla giustizia italiana.
Il processo cosa vuole chiarire? L’indagine portata avanti dalla procura di Roma vuole dimostra come Giulio Regeni ha subito per giorni torture di ogni tipo, prima di morire a causa delle lesioni riportate.
“Per motivi abietti e futili ed abusando dei loro poteri, con crudeltà – si legge nella requisitoria -, cagionavano a Giulio Regeni lesioni, che gli avrebbero impedito di attendere alle ordinarie occupazioni per oltre 40 giorni” e che “hanno comportato l’indebolimento e la perdita permanente di più organi”. I quattro, “seviziandolo”, hanno causato a Regeni “acute sofferenze fisiche”.
Giulio Regeni: l’Egitto tra depistaggi, false accuse e “documentari”
Come detto precedentemente, l’Egitto ha sempre fatto “orecchie da mercante” per la questione Regeni. Le indagini locali, infatti, non hanno approfondito la vicenda e i responsabili sono sconosciuti e nessuno sforzo è stato fatto per andare in fondo alla questione. Anzi, sono numerosi i depistaggi e le false piste messe in piedi per sviare le indagini tra cui:
- Prima l’incidente stradale
- Poi una morte generata da una lite “passionale”
- Infine la rapina andata male che ad oggi rimane la posizione ufficiale egiziana sulla morte del giovane ricercatore
Tutte false piste per mandare nell’oblio la morte di Giulio Regeni, cercare di dimenticare un ricercatore universitario che svolgeva solo il lavoro e che invece ha trovato la morte.
Oltre al muro investigativo e diplomatico eretto dall’Egitto, ecco che proprio alla vigilia della prima udienza su internet spunta un “documentario” dove viene avvalorata la tesi secondo la quale Giulio in realtà non era altro che una spia al soldo dei Fratelli Mussulmani ovvero la fazione politica in contrapposizione al governo egiziano.
I nomi dietro la produzione del “documentario” sono ignoti e in poco meno di un’ora viene una raccontata una storia totalmente falsa e smentita dalla procura di Roma. Attori, luci, ambientazioni molto curati per quello che in realtà si mostra come l’ennesimo tentativo di depistaggio verso una morte sempre più ingiustificata.