Giulia Astrella founder di UP4U Coaching&Consulting, è una coach professionista che si occupa di accompagnare le persone, i gruppi e le organizzazioni in un percorso di crescita. Potenziando le loro competenze e aiutandoli ad individuare i propri obiettivi attraverso le linee guida dell’intelligenza emotiva.
La sua storia ci insegna che ricominciare è possibile sempre, anche quando le persone o il contesto sembra che ci siano avversi.
Giulia è una donna intraprendente, irrefrenabile, una vera fonte di ispirazione, per lei la frase “non puoi farcela” rappresenta la spinta emotiva per perseguire un risultato.
Non per tutte le donne è cosi, vittime talvolta di se stesse e dell’auto-sabotaggio, primo freno verso la realizzazione.
Giulia Astrella in questa intervista ci racconta come fare per superarlo, attraverso la sua storia di successo.
Giulia Astrella la tua è una storia di vita che situazioni che si sono chiuse ma che hanno dato vita a tanti inizi brillanti. Ci racconti le tue esperienze professionali che hanno contribuito alla tua formazione?
Sono state moltissime le esperienze che hanno contribuito alla mia formazione professionale, molte belle, altre molto impegnative dove però ho imparato moltissimo.
Ti racconto un aneddoto per ciascuna mia vita lavorativa.
Ho lavorato nella moda per 12 anni, con nomi risonanti e importanti. Nella seconda azienda dove ho lavorato, accade che la mia responsabile, braccio destro della stilista e titolare dell’azienda, si rompe una gamba sciando in montagna. Eravamo sotto collezione per la sfilata di febbraio e la campagna vendita. La titolare viene da me e mi dice “Mi dispiace Giulia, ma ti devi occupare della sfilata e della collezione”, panico! Dopo che me lo ha detto sono scappata a piangere, avevo paura, non mi sentivo all’altezza, avevo un milione di dubbi. Ma non avevo scelta, ero giovane avevo 24 anni.
La sfilata e la campagna vendite furono un successo, ricevetti i complimenti della titolare e della mia responsabile per tutto il lavoro che avevo fatto.
Cosa mi ha permesso di superare le mie incertezze?
La mia grinta, l’accettare la sfida, il mio voler dimostrare che ce l’avrei fatta. Tutto questo era superiore alla mia paura, una caratteristica che mi accompagna da sempre. Ho avuto l’umiltà di chiedere aiuto dove non riuscivo ad arrivare. Ho creato connessione con altre persone, così da avere il loro sostegno in cambio del mio.
Dopo 12 anni nella Moda, l’ultima azienda dove lavoravo a Como ha cambiato sede, andando a Valdagno. Io con 2 figlie piccole non me la sono sentita di andare, cosi rimango senza lavoro. Mi propongono casualmente di entrare per tre mesi in un’azienda farmaceutica per fare le fotocopie. Entro a Novembre, a Gennaio tutti coloro che avevano un contratto a tempo determinato vengono assunti, me compresa!
Il Direttore Medico dell’epoca mi disse, dopo l’ispezione: “Ma Lei cosa ci sta a fare in un’azienda farmaceutica, le conviene ritornare nel mondo della moda”. Io gli risposi: “Sa che forse il destino mi sta dando un messaggio e io credo che voglio coglierlo rimango a lavorare qui”. Lui mi rispose “Lei non è laureata, mi dispiace, non farà mai carriera, rimarrà una semplice assistente”.
Sono uscita, mi sono iscritta all’Università, mi sono laureata con il vecchio ordinamento in 4 anni.
Sono entrata facendo fotocopie, sono uscita dopo 18 anni che ero Local Clinical Operations Head. Nel mezzo ho ricoperto diversi ruoli e lavorato con team e persone eccellenti felici di lavorare con me e vi assicuro che ci sono stati tanti momenti difficili.
Mi sono laureata in Sociologia – Comunicazione e Mass Media con una tesi sull’Intelligenza Emotiva nella formazione della Leadership, era il 2003.
A Gennaio del 2018 ho lasciato volontariamente l’azienda farmaceutica, perché nel frattempo avevo iniziato a studiare per diventare un Professional Coach. Nel 2015 mi innamoro del coaching, decido cosi di farne una professione. Ne parlo con una docente del corso, la quale mi disse: “Stai in azienda, hai un ottimo lavoro, una bella posizione, mi dispiace ma non credo che tu ce la possa fare”.
Oggi ho il mio brand UP4U Coaching&Consulting, sono un Coach accreditato all’International Coaching Federation, lavoro in aziende e per privati. Sono un’esperta di Intelligenza Emotiva, visto che l’ho studiata in tempi non sospetti. L’ho sempre utilizzata, allenata e applicata, utilizzo diversi strumenti che metto a disposizione dei miei clienti.
Ho studiato molto e continuo a studiare i diversi approcci di coaching, le neuroscienze che studiano le emozioni, leggo moltissimo e imparo da colleghi.
Anche nella mia attuale attività mi metto in gioco moltissimo e non sono mai ferma. Sono curiosa, mi vengono un sacco di idee, poi da canalizzare per non investire energia inutilmente.
Recentemente mi sono offerta per scrivere su un giornale, la risposta è stata “Mi dispiace , ma lei non è sufficientemente famosa per il nostro giornale”.
Da qui sono emerse 2 risposte per me:
1) non devo sprecare il mio tempo per scrivere per un giornale che non mi vuole
2) non sono famosa, ok mi sto attrezzando per diventarlo.
La donna tende spesso ad auto-sabotarsi, pensare di non riuscire e quindi spesso accantona un sogno. Quali sono secondo te i blocchi emotivi che inducono a pensare di non potercela fare?
L’auto-sabotaggio è una strategia difensiva, forse perché il successo spaventa. L’auto-sabotaggio è una sorta di protezione dalle situazioni spiacevoli che potrebbero accadere quindi si preferisce la prevedibilità piuttosto che l’ignoto, l’incertezza. Dietro può esserci il voler essere perfezionisti, oppure mettere obiettivi irrealistici creandoci aspettative irrealistiche.
Perdere 30 Kg in 3 mesi, si potrà anche fare, ma con quali conseguenze e risvolti? E’ un obiettivo irrealistico che mi crea aspettative, fatica, ansia, quindi neppure mi ci metto.
Perdere 30 Kg in 2 anni seguendo un piano alimentare e pianificare le tappe, è realistico, ma richiede costanza, dedizione, tempo e la capacità di non mollare
Esattamente come quando vuoi creare e realizzare un tuo progetto professionale o di vita.
Il volere tutto subito, il volere che tutto sia perfetto e che non manchi nulla spesso sono deterrenti che non fanno neppure mettere in moto la macchina per partire.
Alcune volte si parte superando il primo ostacolo dell’agire, ma ci blocchiamo per paura di fallire. Perché siamo convinti che il fallire è deleterio, invece fallire ti permette di imparare qualcosa che non avresti potuto imparare.
Mettiamo in atto comportamenti specifici, così a volte non partiamo finchè non siamo diventati esperti, per paura di fallire, ma mettiamo in atto proprio strategie che ci portano a fallire…..
Io passo dall’entusiasmo a buttarmi a capofitto in progetti nuovi, collaborazioni, attività, a bloccarmi nell’utilizzo dei social per esempio perché non mi sento un’esperta.
Quando si è bloccati emotivamente la donna tende a trovare un sacco di giustificazioni e ogni passo la porta ad allontanarsi dai propri obiettivi.
Avere ben chiaro un obiettivo non è così scontato. Molte donne non hanno obiettivi pianificati, oppure hanno un obiettivo ma non hanno indicato i passi che andranno a fare per raggiungere quell’obiettivo. Non hanno chiarezza di ciò che vogliono raggiungere, come lo vogliono raggiungere ma soprattutto perché e quale risultato vogliono ottenere.
Cosa potrebbe aiutare ad eliminare questi blocchi emotivi, stimolando le donne a cogliere le opportunità che la vita le presenta?
Essere più flessibili con se stesse, da un errore si può imparare e non per forza fallire. Si meritano il successo.
L’opportunità va colta sempre anche quando non si vede nell’immediato cosa può portare. Lasciare a casa il perfezionismo, riconoscersi nell’obiettivo che ci si pone, il perché altrimenti si cercherà un modo per evitarlo. Fidarsi di se stesse perché solo così ci si potrà fidare degli altri. Chiedere aiuto quando si penss di non potercela fare.
Io, mi faccio molte domande, per esempio mi chiedo: “cosa posso imparare da questa situazione?” oppure “cosa non sto vedendo in questa opportunità” o ancora “Se non avessi paura, cosa farei?”.
Tutto ciò che per te sembra apparentemente impossibile rappresenta in realtà un buon motivo per riuscire. Quali sono le leve motivazionali che ti spingono a non arrenderti mai?
Nel racconto descritto in tutte e 3 le situazioni mi è stato detto “Mi dispiace, ma…..” ecco per me quel “mi dispiace” è una leva motivazionale potente. Nessuno mi può dire o far sentire che non posso fare o ottenere qualcosa, per me è una molla che mi fa scattare la competizione.
Tuttavia non è solo quello. Amo le sfide, sono una donna molto coraggiosa e mi assumo i rischi e le conseguenze di ciò che faccio o dico. A volte sono anche impulsiva e questo potrebbe non venire a mio vantaggio, ma ho imparato molto dalle 4 leggi della spiritualità dell’India.
Una di queste leggi dice: “Quello che succede è l’unica cosa che sarebbe potuta accadere” perché quello che è successo era l’unica cosa che sarebbe potuta succedere anche attraverso la mia impulsività, il libero arbitrio che ho messo in atto.
Nel momento in cui mi arrendo per qualcosa o qualcuno, allora è perché ho perso l’interesse.
Per il resto tutto ciò che mi accade nella vita ho imparato che accade per una ragione, sempre.
In Italia è molto difficile essere credibili quando si cambia settore lavorativo, l’idea di poter essere abili in più attività non è vista positivamente. Tu sei l’esempio che non solo è possibile ma si può anche cambiare con successo. Tu come hai fatto a realizzare tutto questo?
Due elementi fondamentali mi contraddistinguono: Non mi arrendo facilmente, quindi se mi dicono di no, difficilmente accetto il no, e colgo le opportunità che la vita mi offre.
Cambiare settore lavorativo significa che all’inizio potresti non essere competente al 100%. Significa che devi lavorare duro, significa che devi metterti in gioco, significa saper utilizzare quello che hai imparato nel settore precedente e sfruttarlo con successo nel nuovo settore, significa studiare per voler essere competente.
Quando dalla moda sono passata al settore farmaceutico, ho studiato molto per conoscere le molecole in sperimentazione. Dove non capivo chiedevo e dove non mi sentivo a mio agio avevo l’umiltà di dire che non ne sapevo nulla.
Cambiare settore e avere la pretesa di fare ciò che si faceva nel settore precedente non è vincente. E’ vincente, impegnarsi, comprendere cosa studiare, conoscere i propri limiti.
Oggi se un’azienda mi chiede di fare coaching sistemico, che non rientra nelle mie competenze, cerco chi può collaborare con me oppure suggerisco un collega che ha quella specializzazione.
Conoscendo la tua natura inarrestabile, starai sicuramente pianificando nuove sfide, quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho diversi progetti in pista, “Il Tempio delle Dee” un percorso per sole donne che parte a febbraio e finisce a luglio. Il relativo libro, una scuola di coaching, sto creando un nuovo modello per lavorare sulle emozioni, e……non ti dico altro……