Ambiente e immondizia, salute e napoletani. Un triste chiasmo che più di una volta è stato accostato alla realtà partenopea e che oggi più che mai andrebbe distrutto per sempre. Come? Anzitutto partendo dalla difesa dell’ambiente, troppe volte offeso da criminali senza scrupoli e politica inefficiente. Un binomio pericoloso che va ad intaccare uno dei diritti fondamentali di ogni persona e che peraltro la nostra Costituzione affida, nell’art.32, alla Repubblica quale quello della tutela della salute.
La storia di Giugliano raccontata in questi giorni ad Aversa non è il solito no alla costruzione degli inceneritori ma la forza del coraggio, di tutti “i cittadini che amano il prossimo e se stessi” come ha sostenuto Aicha Jerad ad Aversa.
Quello organizzato in Piazza Municipio è stato dunque un imponente evento che ha visto la partecipazione attiva dei cittadini insieme a tecnici come l’architetto ambientale Cristoforoni e l’ingegner Grosso e a rappresentanti delle Istituzioni come il deputato pentastellato Salvatore Mucillo e l’assessore all’Ambiente della Regione Campania Giovanni Romano, oltre al sindaco di Giugliano ed altre associazioni locali con un obiettivo comune: dire no alla costruzione di un megainceneritore per distruggere tutte le eco-balle di rifiuti stoccate da più di un decennio nella discarica di Taverna del re e nel resto della Campania.
La manifestazione si inserisce in un clima certo positivo per la tutela dell’ambiente, vista la recente approvazione del disegno di legge contro i reati ambientali. La nuova normativa fa sì che alcuni crimini contro l’ambiente non saranno più considerati semplici contravvenzioni ma veri e propri reati inseriti nel codice penale italiano con tempi di prescrizione raddoppiati e pene fino a 20 anni di carcere. In base al nuovo provvedimento diventano reati l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale, l’impedimento dei controlli, l’omessa bonifica e il traffico di materiale radioattivo.
Gli inceneritori inquinano e questo è stato appurato. L’attuale legge consente la costruzione di impianti che raggiungano valori di 0,01 nanogrammi di diossine e furani(pcdd e pcdf)per ogni normal metro cubo di fumi. Questo valore è superiore rispetto a quello previsto dagli altri Paesi europei (uno dei tre inceneritori ad Amburgo ad esempio emette 0,085 ng di pcdd e pcdf); inoltre spesso per diminuire le diossine si è avuto come effetto opposto quello di aumentare le polveri sottili nell’aria. Il valore di concentrazione media annua del PM10 raccomandato dalla dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come standard per la qualità dell’aria è 20 μg/m3. Lo studio “Impatto sanitario di PM10 e ozono in 13 città italiane” del Centro europeo ambiente e salute ha stimato inoltre che ogni anno in Italia più di 8mila decessi siano attribuibili a concentrazioni di PM10 superiori a tale valore di 20 μg/m3.
Quali alternative? Un “Progetto Alternativo per i Rifiuti” consistente nel “Distretto per il Riciclo”, un piano che, partendo da un’analisi accurata delle eco balle e da un loro spacchettamento giunge a riciclare le frazioni individuate come materia prima e secondaria e a trattare in modo termico senza combustione i residui non riciclabili. Una soluzione, questa, certamente più economica rispetto ai 350 milioni di euro preventivati per la costruzione dell’ inceneritore e senza dubbio più salutare.
Nella foto la discarica di Maruzzella, una delle più grandi di Caserta: da notare l’altezza dei rifiuti, vere e proprie montagne che rischiano di uccidere, se non si interverrà prontamente, con i loro veleni tutto cio che le circonda, uomo compreso.