Con la fumata nera degli scorsi giorni, salgono a otto i tentativi falliti per l’elezione del nuovo giudice della consulta. La figura manca all’interno della Corte Costituzionale dallo scorso novembre 2023, mese nel quale il mandato della presidente Silvana Sciarra è cessato. Un nuovo campo di battaglia per l’ennesimo braccio di ferro tra maggioranza (stranamente senza i numeri necessari per imporsi) e opposizione.
Cos’è un giudice della consulta?
Un giudice della Consulta è uno dei membri della Corte Costituzionale italiana, l’organo che ha il compito di garantire la conformità delle leggi alla Costituzione. La Corte Costituzionale è essenziale per il mantenimento dell’equilibrio tra i poteri dello Stato e per la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini. Essa verifica che le leggi approvate dal Parlamento o dai governi regionali rispettino i principi costituzionali e, se necessario, può dichiararne l’incostituzionalità.
La Corte è composta da 15 giudici che restano in carica per 9 anni e non sono rieleggibili. Questi giudici vengono nominati in maniera diversificata, per assicurare una pluralità di vedute e una separazione di poteri:
- 5 giudici sono nominati dal Presidente della Repubblica.
- 5 giudici sono eletti dal Parlamento in seduta comune (Camera dei deputati e Senato).
- 5 giudici sono eletti dalle supreme magistrature italiane: 3 dalla Corte di Cassazione, 1 dal Consiglio di Stato e 1 dalla Corte dei Conti.
Come si elegge un giudice della Corte Costituzionale?
I giudici della Corte Costituzionale devono essere scelti tra le seguenti categorie: magistrati, professori universitari ordinari di materie giuridiche e avvocati con almeno 20 anni di esperienza.
Una volta eletti, i giudici della Consulta svolgono funzioni molto rilevanti, tra cui:
- Controllare la costituzionalità delle leggi.
- Risolvere conflitti di competenza tra Stato e Regioni o tra i poteri dello Stato.
- Valutare l’ammissibilità dei referendum abrogativi.
- Giudicare il Presidente della Repubblica in caso di alto tradimento o attentato alla Costituzione.
L’indipendenza e l’autonomia dei giudici della Corte Costituzionale sono fondamentali per garantire il rispetto dello Stato di diritto e la protezione della Costituzione italiana.
I problemi che sorgono
Uno degli aspetti più problematici riguarda la necessità di ottenere una maggioranza dei due terzi nelle prime votazioni, che scende ai tre quinti nelle successive. Ciò implica che le forze politiche debbano trovare un accordo trasversale, rendendo il processo suscettibile a negoziazioni e compromessi. In diversi casi, questa dinamica ha portato a impasse prolungate, ritardando l’elezione del giudice costituzionale per mesi.
Tuttavia, la politicizzazione del processo elettorale è uno degli aspetti più criticati. Pur essendo teoricamente indipendente, il rischio è che la scelta dei giudici venga influenzata da considerazioni di appartenenza politica. Ciò potrebbe minare la percezione di imparzialità della Corte, sebbene i giudici costituzionali siano tenuti a operare con rigore e autonomia una volta eletti.
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