L’insegnamento dell’autore di Gomorra non sopravvive alla strage di Terracina…
di Vincenzo Alfano
Negli ultimi giorni, purtroppo Terracina è stata sede dell’ennesimo omicidio di camorra, prontamente definito dai giornali come l’inizio di una nuova guerra. E via un susseguirsi di speciali, sui giornali ed in televisione, sull’efferatezza dei Girati, famiglia di “giovani” che vuol imporsi come leader del territorio, che ha portato il far west nella cittadina del casertano, massacrando un affermato boss degli scissionisti come Gaetano Marino, a colpi di automatica. Ormai da settimane, la strage della presunta nuova famiglia monopolizza i media, sottolineando per l’ennesima volta la spietatezza e l’efficienza dei killer della potente famiglia. Che ancora non si sa se davvero esista. Meglio di qualsiasi altra agenzia di stampa. Così come nei sogni di ogni bravo addetto stampa, infatti, ancora una volta si sottolinea proprio il volto che la camorra vuol mostrare, quello di efficiente e crudele macchina per uccidere, sempre in guerra, sempre con le mani in pasta in affari illegali, sempre un’arretrata belva assetata di sangue. Immagine che, per certi versi, è ben più rassicurante di quella d’una piovra invisibile che riesce a colpire ed agguantare tutto e tutti, che non si ferma dinnanzi a niente e che pervade le istituzioni e la società a qualsiasi livello, fino a sostituirsi a loro, a livello economico, istituzionale ed anche sociale, nelle zone in cui ha maggiore influenza. E se sentite qualcosa di familiare in queste parole, è perché una persona che ha sollevato il tappeto e mostrato la polvere che c’è sotto, già c’è stata. Roberto Saviano, autore di Gomorra, best-seller che ha vinto ben 10 premi letterari ed ha venduto milioni di copie nel mondo, ha posto l’accento proprio su questo. Autore d’un libro che in fondo altro non è che una raccolta di dati ed indagini evidenziate da altri, Saviano ha avuto il pregio di esporre in un unico continuum l’operato della camorra nella regione, ponendo in particolar modo l’accento sul modo di pensare dei clan. E ne ha pagato e ne paga ancora le conseguenze vivendo sotto scorta. Perché a quanto pare alla camorra non piace che si sappia come ragiona. La colpa di Saviano non è quella d’esporre i fatti: è quella di rendere noti la mentalità ed i ragionamenti dietro questi. I camorristi di oggi non sono, come pare la stampa (e forse  anche il governo) vorrebbero farci credere, dei malavitosi vecchio stampo che vivono di illegalità e di omicidi. Sono vere e proprie aziende, holding del crimine, che affondano le mani in attività legali ed illegali a qualsiasi livello. E che ad oggi, utilizzano gli omicidi, ed in particolar modo quelli clamorosi ed efferati, per una questione d’immagine. Il sangue costa, anche alla camorra. Che lo compra solo quando vuole lanciare un messaggio. Messaggio che non è solo rivolto ad i suoi concorrenti, ma in particolar modo ai cittadini comuni. Un messaggio che dice: la camorra è questo. E’ strage. E’ omicidi. E’ efferatezza. Come dice lo stesso Saviano, nel cono d’ombra dell’attenzione data perennemente a Cosa Nostra, nell’attenzione ossessiva riservata alle bombe della mafia, la camorra ha trovato la giusta distrazione mediatica per risultare praticamente sconosciuta. Attenzione mediatica che oggi continua ad utilizzare, lanciando messaggi svianti dal suo vero modus operandi. Trasformando ogni media, e noi stessi, in suoi perfetti addetti stampa, pronti ad accettare ed a trasmettere una visione semplicistica e riduttiva del fenomeno. Come diceva Enzo Biagi in un’intervista, il pericolo non nasce da chi pesca, trova, una nuova notizia, il pericolo nasce da chi la riesce a far passare, da chi rompe la crosta degli addetti ai lavori, da chi in qualche modo riesce a far veicolare dei messaggi, dei racconti. Ed i media non hanno superato la prova, non si sono resi pericolosi. Girati 1, Saviano 0. La lezione di Gomorra non è servita. La camorra può continuare a dormire sonni tranquilli.