Due big, due icone del jazz riconosciute a livello internazionale sul palco di Vinile_Live per l’
Un live vissuto, tra assoli e rimandi, tra standard jazz e composizioni originali. La tromba dal tocco morbido e allo stesso tempo potente di Giovanni Amato e lo swing eccezionale unito ad al fraseggio boppistico, si fondono alla musicalità versatile e al timbro unico ed originale del basso di Dario Deidda, considerato “il miglior bassista italiano”, premiato nel 2010 dalla rivista musicale specializzata “InSound” e dal 2010 al 2014 dal prestigioso magazine “Jazz It“.
Il jazz si impone nella sua espressione più pura, quindi, in un incrocio di suoni e una performance eclettica, all’insegna dell’interplay tra pulsazioni vibranti, in cui la musica diventa essenza attraverso il genio artistico di due artisti.
“Nella mia vita ho sempre vissuto, pensato ed urlato la mia anima jazz. Perché il jazz? È una domanda che mi sono fatto e che continuo a farmi, ma a cui non so rispondere – scrive Giovanni Amato – Il jazz rispecchia il mio modo di pensare e di vivere: rumoroso, sincopato, a volte apparentemente senza senso, con assoli intensi e parti totalmente confuse. Un mezzo, a mia disposizione, per spazzare via la polvere della vita di tutti i giorni e per ritrovare tutto me stesso. Forse è il jazz ha scelto me”.
Compositore di notevole spessore ed ottimo arrangiatore, Giovanni Amato inizia a suonare la tromba molto presto, da bambino, influenzato dal padre trombettista. A sei anni il primo regalo, con cui ha inizio un lungo gioco proseguito per tutta la vita: elemento centrale la tromba, a cui, come ad una donna, bisogna dedicare attenzioni quotidiane. Lo studio intenso, costante, iniziato come autodidatta, ascoltando dischi, da Chet Baker e Harry James a Donald Byrd, Lee Morgan, Clifford Brown, Bill Evans e più avanti Freddie Hubbard e molti altri, per appassionarsi poi al genere. Su questi incomincia ad improvvisare e intorno ai sedici anni entra a far parte dell’importante jazz band del noto musicista napoletano Antonio Golino “Elbas Jazz Group” che si esibisce nei più noti club di Napoli. Intanto continua anche lo studio della musica classica, diplomandosi nell’89 al conservatorio di Salerno con il massimo dei voti.
Dal 1990 inizia un’intensa attività concertistica che lo introduce nei grandi circuiti Italiani ed internazionali, in tour per il mondo. Numerose le collaborazioni con altri musicisti, come Danilo Perez, Lee Konitz, Gary Peacoc, Steve Grossman, George Garzone, Bill Hart, Jerry Bergonzi, Tom Harrell, Peter Eskine, Tony Scott, Mike Goodrich, Ronnie Cuber, Diane Schuur, Kirk Lightsey, Vincent Herring, Randy Brecker, Avishai Cohen, Kevin Mahogany, Richard Galliano, Bob Mover, Gene Jackson, Kenny Davis, Giovanni Tommaso, Roberto Gatto, Maurizio Gianmarco, Dado Moroni, Rita Marcotulli, Danilo Rea, Antonio Faraò.
Nel 2008 viene invitato ad esibirsi e a presentare il proprio album Organic all’Italian Jazz Festival presso il prestigioso “Ronnie Scott’s Jazz Club di Londra, mentre nel 2009 è vincitore assoluto dell’Italian Jazz Award” come migliore artista jazz italiano dell’anno.
Dario Deidda è considerato “il miglior bassista italiano”, premiato nel 2010 dalla rivista musicale specializzata “InSound” e dal 2010 al 2014 dal noto magazine “Jazz It”. Salerno, classe 1968, fa parte di una famiglia in cui la musica ha sempre avuto un ruolo importante, dai nonni paterni, a suo padre Franco (pianista), a lui e i suoi fratelli Sandro e Alfonso. Inizia a 6 anni con la batteria ma verso gli 11 si innamora del basso elettrico e viene iniziato dal bassista salernitano Mario Ferrigno. Si diploma in contrabbasso a Salerno ma durante gli studi al conservatorio si dedica ancora al basso elettrico e al pianoforte. Ama definirsi un musicista a 360°, ma il suo mondo musicale preferito è il jazz. Profondo conoscitore del jazz tradizionale si spinge anche fino alle tendenze più attuali tentando spesso di imporsi con uno strumento non molto considerato in questo genere, il Basso Elettrico, e a tal scopo sta sperimentando e ricercando vari strumenti semiacustici che possano dare uno spessore sonoro alternativo al contrabbasso. Continua a svolgere attività concertistica, discografica e d’insegnamento in Italia e all’estero.
Centinaia di incisioni e di collaborazioni con artisti nazionali ed internazionali, nel 2003 incide per la Go Jazz il suo primo cd “3 from the Ghetto” con Julian O.Mazzariello e Stephane Huchard ed alcuni ospiti tra cui Stefano Di Battista. Sempre per la Go Jazz (USA) ha suonato nel primo album da solista di Clyde Stubbfield,storico batterista di James Brown. In questo periodo lavora in vari progetti musicali, tra cui: 3 from the Ghetto, Tricycles (con M.Giammarco e J.Arnold); Audioslang con F.Zeppetella e F.Sferra; Salerno Liberty City band (con i fratelli Sandro e Alfonso, e D.Scannapieco, G.Amato,A.Ariano,G.Popolo) ; Bolero con J.P. Como, J. Girotto, M. Garay; Enrico Rava “Standards”, Rosario Giuliani Quartet. F. Zeppetella Quartet , A.Onorato Trio, T. De Piscopo “Napoli Jazz Project”.