Un percorso espositivo che ci accompagna all’interno del più profondo inconscio, mostrando attraverso 23 opere d’arte la contrapposizione della più antica delle dicotomie che interessino il genere umano: raziocinio e ingenua spontaneità, elementi apparentemente lontani, eppure così interconnessi.
Si tratta dell’esposizione organizzata da Diffusione Italia, e curata da Vincenzo Sanfo, che propone 15 opere di Giovanna Fra e 8 litografie di Mirò. La mostra, ad accesso libero, è ospitata all’interno dell’Aula Picta di Barolo (CN), in Piazza Falletti 4, e sarà visitabile fino al 6 gennaio 2020.
Un evento gratuito, che consente a tutti di ammirare delle straordinarie opere d’arte che solitamente sono chiuse in musei o atelier di artisti. Due artisti molto distanti tra loro, per stile, ma anche per notorietà. Mirò è uno degli esponenti più noti della corrente del surrealismo, tra gli artisti più amati dello scorso secolo. Giovanna Fra, al contrario, non gode ancora della sua stessa notorietà. È un’artista contemporanea, ma dall’innegabile talento, alle prese in questi anni con la scalata verso la vetta dell’Olimpo dell’arte.
“Da qualche tempo, mi sono imbattuto in Giovanna Fra, moglie di Marco Lodola artista pavese che seguo da anni non sospetti. – Spiega Vincenzo Sanfo – Confesso che in principio ero un po’ prevenuto, pensavo che il suo lavoro fosse solo una mera imitazione del mondo di Lodolandia, vista anche la personalità prorompente dello stesso Marco. La prima volta che vidi le sue opere, invece, rimasi a bocca aperta, riconoscendo subito in lei le qualità di un artista vera, genuina. Le sue opere se pur delicate, e a volte soffuse nei toni, hanno sempre nel loro intimo una sorta di grazia naturale, fatta di un ritmo lirico di grande spessore poetico. Per Giovanna Fra il dipingere è un fatto naturale e lo si evince dal suo gesto pittorico, sempre risoluto, preciso nei contenuti formali che, a volte, si apparenta con certa pittura orientale a me particolarmente cara. In alcuni dei suoi lavori ho intravisto delle analogie con certe opere di Miró in cui il gesto e il segno rilasciano quell’afflato poetico che ritrovo nelle opere di Giovanna Fra, per questo ho deciso di affiancarli in questa esposizione”.
“Mentre in Miro vi è una componente ludica, quasi fanciullesca, in Giovanna vi è una contenutezza, un raziocinio, quasi un riserbo istantaneo e, soprattutto, esattamente come in Miró, un dialogo ininterrotto con la materia, con il colore che prorompe, trasborda e in qualche misura, conduce l’artista in luoghi sconosciuti e di fronte a risultati del tutto inaspettati in partenza. – Prosegue Sanfo – Giovanna Fra conduce e si fa condurre da questa sorta di tranche coloristica, così come faceva Miró, senza mai perdere però la lucidità di un percorso che è quello che circola e vive nella sua mente. Nella sua apparente leggerezza pittorica, Giovanna Fra nasconde una forza creativa che trasborda, tracimando dai sentimenti interiori di una forza creativa che, neppure lei, sa di possedere. Tra Giovanna e Marco non vi è una gara o una subalternità, tanto sono diversi i percorsi. Questo perché Giovanna Fra ha un suo mondo già ben definito, un percorso già delineato, che spetta solo a lei di percorrere sino in fondo acquisendo quella consapevolezza di essere, come ho detto all’inizio, un’artista vera”.
“Nel mondo di oggi si pensa che essere artisti, ed essere riconosciuti tali, basti gridare più forte, stupire con effetti speciali, dimenticando che i veri artisti quelli che fanno la differenza e durano nel tempo sono quelli umili, concentrati nel loro lavoro. Basti pensare a Picasso perennemente chiuso nei suoi studi, Pollock anch’esso rinchiuso nel suo eremo, a sgocciolare colore, Max Ernst con quell’aria da flaneur di alto bordo e poi Renoir, Moore o Bonnard che, al pari di Miró a vederlo potrebbe ricordare un ragioniere, un umile impiegato di banca, per tutti loro vale la semplicità e la normalità dell’essere, non fosse per quel scintillio che emana dai loro occhi. Lo stesso scintillio che ho visto negli occhi di Giovanna Fra, quello dell’arte destinata a durare nel tempo” conclude Sanfo.