L’impatto della pandemia sulla socialità dei giovani, in questi mesi è stato sottovalutato. Nel corso dell’ultimo anno la percentuale di ragazzi che soffre di disturbi del sonno è raddoppiata, passando dal 7 al 15%. Parallelamente è cresciuto del 25% circa il numero di ragazzi che lamenta disordini alimentari e solo un adolescente su 4 dichiara di non tenere il proprio smartphone a portata di mano 24 ore al giorno. I ragazzi, in poche parole, compensano con surrogati materiali il bisogno di socialità che dal marzo scorso è stato loro negato dalle misure di contenimento del Covid. Prima tra tutte l’impossibilità di frequentare con continuità la scuola in presenza.
Giovani e socialità: la nuova ricerca
A sottolinearlo, l’anteprima di uno studio condotto dall’istituto di ricerca IARD, insieme a Laboratorio Adolescenza, i cui primi risultati sono stati presentati durante il convengo online “Adolescenti senza ristori” organizzato dall’agenzia di comunicazione Mediatyche e che ha visto la partecipazione della senatrice Susy Matrisciano, presidente della Commissione Lavoro e Previdenza sociale di Palazzo Madama, Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria, Carlo Altomonte, docente di Economia alla Bocconi e consigliere del governo per il PNNR, Gianna Fregonara, responsabile scuola del Corriere della Sera, Adelia Lucattini, psicoanalista dell’età evolutiva, Carlo Buzzi, docente di Sociologia all’Università di Trento e Manuele Calza, segretaria della FLC Cgil Scuola.
Obiettivo della discussione, fare proposte concrete per cercare di contrastare il fenomeno dell’adolescenza sospesa, che vede gli attori di un’intera generazione perdere contatto tra loro, prima ancora che con il mondo della formazione e del lavoro. Ecco perché riaprire le scuole non è sufficiente: serve un approccio integrato su più livelli diversi.
A partire da quello delle risorse economiche da mettere in campo, garantite dal Manifesto Prima il Futuro, redatto da 7 associazioni che si occupano proprio dei più giovani e che è stato consegnato ufficialmente alla senatrice Matrisciano, in rappresentanza delle istituzioni. Un piano di investimenti e riforme strutturali, 22 in tutto, di cui 12 da finanziare attraverso il Recovery Plan con 16,8 miliardi di euro in 6 anni per fare in modo che non siano le future generazioni a pagare i debiti che il Paese contrarrà per uscire dalla crisi post pandemia.
“Tutti parlano di giovani, ma poi nessuno o quasi li ascolta – dichiara la senatrice Matrisciano –. Da qualche mese è attivo presso il ministero delle Politiche giovanili un tavolo trasversale proprio sul Recovery plan. In quella sede proporremo di sottoporre tutte le misure contenute nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza a una valutazione preventiva per capire l’impatto che avranno sulle future generazioni. E chiederemo il coinvolgimento anche delle associazioni firmatarie del Manifesto. Questo è l’unico modo per garantire l’adeguato livello di ascolto della componente giovanile. L’altra grande sfida del Recovery è quella di riformare il sistema duale, per fare in modo di dotare i ragazzi e le ragazze di quelle competenze tecniche e scientifiche necessarie a ritagliarsi un posto nel mondo del lavoro. Un umanesimo scientifico di cui il Paese ha un gran bisogno”.
La brusca interruzione del percorso formativo dei giovani, che ha modificato la loro socialità, necessita anche e soprattutto di una risposta in tempi rapidissimi. E, in questo quadro, assume importanza anche il ruolo delle imprese nelle azioni da mettere in campo per arginare un’emergenza sociale che rischia di compromettere la possibilità dei giovani di inserirsi nel mondo del lavoro, mettendo a rischio i percorsi formativi di quelli che saranno i professionisti e gli imprenditori di domani.
“Dobbiamo scendere tutti in campo in questa sfida per tutelare le nuove generazioni – sottolinea Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria –. Le imprese sono in prima linea affinché le comunità e i territori, di cui sono attori centrali, diventino ecosistemi positivi e virtuosi in cui i ragazzi possano realizzare le loro ambizioni e prospettive di crescita. L’unica moneta che costituisce un ‘ristoro’ per i giovani si chiama futuro. Quindi rimane centrale il nostro impegno sulla diffusione degli ITS e sulla formazione tecnica. La trasformazione digitale, la robotica, l’automazione, la transizione green e la sostenibilità sono i nuovi imperativi della crescita economica e necessitano di una risposta formativa diversa da quella messa in campo sinora. Altrimenti continueremo a vivere il paradosso di essere un Paese con una percentuale altissima di NEET e con migliaia di imprese che non trovano i profili professionali di cui hanno bisogno”.
“È evidente che non c’è un minuto da perdere – concludono gli organizzatori Massimo Tafi, fondatore di Mediatyche e Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza –. Nei prossimi giorni lavoreremo per portare un progetto concreto all’attenzione delle aziende per coinvolgerle in un percorso di responsabilità sociale che veda gli adolescenti non solo destinatari degli interventi pensati a loro favore, ma che siano, fin dall’inizio, coinvolti nel raccontare il loro anno in lockdown e nel progettare gli strumenti per scardinare la solitudine nel quale li abbiamo catapultati”.