La Giornata internazionale della donna, detta fino a qualche tempo fa festa della donna, non è una ricorrenza da festeggiare né da celebrare nascondendosi dietro una falsa retorica. Discorsi di circostanza da pronunciarsi tra una mimosa e un cioccolatino. La condizione della donna oggi merita tutta la nostra attenzione ma nel modo giusto. Le lotte delle nostre antenate che ci hanno portato nelle urne elettorali per esprimere un voto, nelle aule di tribunale a rivendicare la nostra libertà da legami non voluti, negli ambulatori di ospedale a ribadire l’esercizio della potestà sul proprio corpo sono state vitali. I diritti che oggi possiamo vantare sono sacrosanti e proteggerli da chi vuole abolirli è un dovere. Ora andiamo avanti con uno spirito diverso: non in corteo a strombazzare slogan ma in cammino responsabile verso nuovi obiettivi.
Giornata internazionale della donna: le donne al potere
Il 2023 è il primo anno “rosa” della politica: abbiamo per la prima volta una donna presidente del consiglio e una donna come leader del maggior partito di opposizione. Cosa faranno entrambe per le donne? Lavorare per scardinare la 194 non depone proprio bene. Al tempo stesso proporre una leadership femminista in luogo di quella femminile per recuperare il gap con una forza conservatrice che ciò nonostante ha portato la prima donna a Palazzo Chigi non è da meno. Qualcuno metterà mano alle leggi sulla parità salariale (oltre che sul salario minimo), a leggi che aiutino le donne cargiver: madri, figlie e lavoratrici contemporaneamente? Leggi che incentivino l’ingresso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, che vadano incontro alle donne con disabili in famiglia?
La violenza sulle donne
Nel 2022 in Italia 120 donne sono state uccise dai loro partner (dati del Viminale). 10 al mese, una ogni tre giorni. I dati sul 2023 ci dicono che sono state 4 le vittime nel mese di gennaio e altrettante nel mese di febbraio. Cosa si fa per contrastare la violenza sulle donne oltre ai teatrini mediatici per strappare lacrime a casalinghe nei loro pomeriggi davanti alla tv? Iniziative di sensibilizzazione, poiché abbiamo inquadrato il fenomeno come una questione culturale, poi si tagliano i fondi ai Centri antiviolenza.
Le donne dell’Iran
Un’ultima parola, parlando della condizione femminile, non può non essere dedicata all’Iran. La morte di Mahsa Amini lo scorso settembre ha innescato, come sappiamo, una fortissima ondata di protesta. Tagliarsi ciocche di capelli in segno di solidarietà non rende giustizia del loro coraggio. Mentre queste giovani donne scendono in piazza a manifestare a rischio della loro vita, altre piccole donne sempre in Iran sono in pericolo. Parliamo delle bambine che da mesi sono sistematicamente avvelenate nelle scuole. Secondo gli osservatori locali sarebbe una misura per indurre la chiusura delle scuole femminili. Le lotte delle nostre antenate sono sacrosante, come possiamo noi oggi lottare per queste donne?
In copertina foto di timokefoto da Pixabay