Ricordare perché non accada più. E’ questo il senso della Giornata della Memoria che si celebra ogni anno il 27 gennaio, giorno in cui, nel 1945, i carri armati russi fecero irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz. Da quel giorno il mondo non poté più non sapere o fingere di non sapere. La seconda metà del Novecento è trascorsa curando le ferite di quanto accaduto tra quei muri alti assicurati dal filo spinato; ha elaborato i migliori slogan per costruire un mondo migliore di quello precedente ma sembra non sia riuscita realmente a voltare pagina. In altre parole la Giornata della Memoria non è riuscita ad andare oltre il suo stretto significato storico.
Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo
Anna Frank
Giornata della Memoria: il suo significato storico
Grazie a numerosi film e documentari, oggi sappiamo come si svolgevano le giornate nei campi di concentramento nazisti. Sappiamo che all’entrata gli uomini erano divisi dalle donne e dai bambini, che tutti i deportati venivano rasati a zero, vestiti con un’uniforme a righe e tatuati con un numero sul braccio. Sappiamo delle continue riviste e di quel “sì” e di quel “no” che decidevano il destino dei deportati, tra lavori forzati e docce. Fondamentale è stata la narrazione dei sopravvissuti come importante è il lavoro di sensibilizzazione nelle nuove generazioni.
Alle radici del male
E’ giusto che i giovani sappiano che quello perpetrato ai danni degli Ebrei è stato il genocidio più grande di sempre. Si è consumato per effetto dei folli piani di Hitler, della complicità di Mussolini e dell’indifferenza del resto del mondo. Nell’Europa assoggettata al Nazifascismo le leggi razziali prima, la costituzione dei ghetti poi sono andate avanti senza efficaci proteste. L’antisemitismo, teorizzato nella Germania nazionalista di fine Ottocento, si innestava su un sentimento subdolo, originatosi secoli prima, di odio verso un popolo accusato di essere l’omicida di Cristo, settario, chiuso nella propria cultura e di praticare l’usura. Un’altra idea ricorrente era che gli Ebrei ordivano loschi complotti per impadronirsi del mondo. Per questo motivo bisognava fermarli.
I nuovi ebrei
Teoria del complotto, impadronirsi del mondo: non sono espressioni che sentiamo anche oggi? E non solo contro gli ebrei. I campi di concentramento nazisti sono stati trasformati in musei ma i confini dell’Europa sono disseminati di campi profughi. Lesbo e Moria sono i nuovi Auschwitz e Dachau dove anche se non ci sono le camere a gas la vita è ugualmente ridotta al limite dell’umanità. I treni che una volta partivano per i lager ora viaggiano nel mediterraneo. Il lungo viaggio a piedi di ritorno a casa, raccontato da Primo Levi, somiglia alle fughe dei profughi provenienti dalla Siria lungo le rotte balcaniche. L’indifferenza che permise quello scempio, quella è la stessa così come la strumentalizzazione. Con l’aggravante che ottant’anni fa documentare un orrore simile non era facile mentre oggi basta ascoltare un telegiornale per ascoltare servizi sui campi profughi. Le immagini dei bambini morti in mare sono diventate virali. Cos’è successo: abbiamo dimenticato o non abbiamo capito il vero senso del “perché non accada più”?