Il cantautore Gigi D’Alessio lascia SIAE (Società Italiana Autori Editori) e si affida a Soundreef per la raccolta dei suoi diritti d’autore. L’accordo è stato firmato oggi tra lo stesso cantante e l’amministratore delegato di Soundreef, Davide D’Atri. D’Alessio, forte di 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e con un repertorio di circa 750 brani (uno dei più grandi della discografia italiana) ha incaricato di riscuotere dall’1 gennaio 2017 i suoi proventi musicali Soundreef, una delle prime società in Europa ad essere riconosciuta dal Governo inglese ai sensi della nuova Direttiva.
“Siamo felicissimi – commenta Davide D’Atri, fondatore e amministratore delegato di Soundreef – per l’arrivo di Gigi e questo ci testimonia che siamo sulla strada giusta dell’innovazione, e della necessità di cambiare garantendo meglio tutti, soprattutto i più deboli. Con la direttiva Barnier l’Unione Europea ha preso atto della rivoluzione digitale in corso e della conseguente fine dell’era dei pochi monopoli che ancora resistono come quello italiano della SIAE. Credo che presto assisteremo a un effetto domino. Abbiamo tanti contatti in fase avanzata di artisti che hanno espresso la loro volontà di cambiare, esercitando la libertà che la Direttiva riconosce loro”.
“Sono sempre attento alle novità – ha detto il cantante partenopeo – e mi sono accostato con curiosità a Soundreef. Ho cercato di capire meglio e mi ha convinto la trasparenza della rendicontazione al contrario di quella Siae che non è analitica e non chiarisce con esattezza da dove arrivano i proventi. Non era per me una scelta facile ma ho creduto nel progetto di questi giovani e credo nel libero mercato. Laddove c’è il monopolio il mercato non cresce. Sono certo – ha concluso Gigi D’Alessio – che tanti altri colleghi ci seguiranno su questa strada”.
La direttiva Barnier dell’Unione Europea (n. 26 del 2014) riconosce a tutti gli autori ed editori europei la libertà di scegliere a quale società di gestione dei diritti affidarsi per tutti o taluni diritti ed apre così un mercato, quello sulla gestione ed intermediazione dei diritti d’autore che in Europa vale circa 5 miliardi di euro.
Mentre, tuttavia, in molti Paesi opera più di una società in concorrenza per la gestione dei diritti,in Italia si continua a difendere l’esclusiva che, da oltre 130 anni, la legge accorda alla SIAE, continuando così a limitare da una parte la libertà di autori ed editori e dall’altra quella di impresa.
La Direttiva, infatti, nonostante il termine per il suo recepimento sia scaduto lo scorso 10 aprile, nel nostro Paese, è ancora lontana dall’essere recepita.
Ed è proprio per sollecitare il recepimento delle disposizioni europee, che Soundreef e oltre 300 fra imprenditori e investitori, nelle scorse settimane, hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Nella missiva sono illustrate le ricadute positive (nuovi posti di lavoro e innovazione del settore) della liberalizzazione e della fine del monopolio SIAE, che favorisce solo “vecchi privilegi e rendite di posizione”. Ciascun autore potrebbe affidare la gestione dei propri diritti d’autore a qualsiasi società autorizzata, a prescindere dal Paese di residenza.
Con l’utilizzo di sistemi digitali si riducono drasticamente i tempi di rendicontazione e pagamento dei compensi per gli autori, dall’attuale media di 12/24 mesi a quella di una o più settimane. Le somme vengono determinate in maniera puntuale e precisa e non forfettaria come previsto dall’attuale sistema utilizzato dalla SIAE. Il 75% dei concertini viene pagato a campione.
“Soundreef – spiega Davide D’Atri – rendiconta le utilizzazioni entro 7 giorni dal concerto e paga le royalty entro 90 giorni dal concerto, sia per il nazionale che per l’internazionale. La nostra rendicontazione è analitica al 100%. Ciò che viene suonato viene pagato e gli utenti attraverso l’account online possono verificare in tempo reale come e quando hanno guadagnato”.
La determinazione puntuale e digitale dei compensi favorirebbe soprattutto i giovani autori, che attualmente non riescono a recuperare neppure le quote di iscrizione a SIAE. Il 60% degli iscritti non recupera nemmeno la quota d’iscrizione. Lo statuto della Società Italiana Autori ed Editori, infatti, attribuisce agli iscritti tanti diritti di voto quanti sono gli euro incassati come diritti d’autore. Con questo meccanismo tutte le decisioni (anche quelle sulla ripartizione dei diritti) sono prese dagli autori ‘più ricchi’, obbligando gli emergenti e quindi la maggior parte degli iscritti (80 mila in tutto) a subirne le scelte.