La gestione delle acque reflue è una questione sempre più al centro dell’attenzione dei cittadini e dei decisori politici, con l’obiettivo di trasformare questo problema in una risorsa che rispetti l’ambiente e la salute della popolazione. Si tratta di un settore particolarmente complesso, in cui operano sia imprese pubbliche che aziende private attraverso sinergie orientate all’innovazione e alla tecnologia
Tra le realtà più innovative in questo campo c’è GAZEBO S.p.A., azienda italiana che dal 1963 progetta e produce impianti per la depurazione delle acque e antincendio. Come si legge anche su gazebo.it, tutti gli impianti sono realizzati con vasche prefabbricate monoblocco in cemento armato di ultima generazione, con investimenti continui in ricerca e sviluppo che rendono i prodotti GAZEBO unici in termini di qualità, durabilità e sicurezza.
Naturalmente, oltre all’impatto positivo dell’eccellenza raggiunta da alcune aziende in questo settore, in Italia sarà possibile ottenere ulteriori progressi concentrando maggiori investimenti nel settore.
Aumenta la spesa per le acque reflue in Italia, ma servono maggiori investimenti
In base ai rilevamenti dell’Istat relativi al triennio 2020/2022, l’Italia ha speso 46,6 miliardi di euro per l’ambiente nel 2021, in crescita di oltre il 10% rispetto all’anno precedente. In particolare, mentre la metà della spesa nazionale è stata destinata alla gestione dei rifiuti, pari a circa 24 miliardi di euro, il 22% ha interessato la depurazione delle acque reflue, con un aumento del 7% in confronto al 2020 e una spesa complessiva di 10 miliardi di euro per la raccolta e il trattamento dei reflui.
Benché la Commissione Europea abbia rilevato un miglioramento negli ultimi anni nell’ambito della gestione delle acque reflue nel nostro Paese, gli investimenti in questo settore non sono ancora in linea con quelli degli altri paesi europei. Secondo l’Agenzia Europa dell’Ambiente, in Italia spendiamo solo 16 euro per abitante all’anno per realizzare nuove infrastrutture adibite alla raccolta e al trattamento delle acque reflue e per l’ammodernamento di quelle più obsolete, a fronte di una media europea di 41 euro all’anno per ogni cittadino.
In questo contesto un’opportunità da non perdere è legata al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finanziato dai fondi comunitari del Next Generation EU. Secondo un report di Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas, i gestori spenderanno 10 miliardi di euro nei prossimi anni, con 2,5 miliardi di euro di investimenti in fognature e depurazione.
L’importanza del riuso delle acque reflue con il contributo di innovazione e ricerca
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha spinto gli stati membri a investire in ricerca e innovazione nell’ambito del riuso delle acque reflue, una soluzione considerata essenziale per garantire un approvvigionamento di acqua potabile più sicuro e ridurre l’impatto ambientale. Secondo l’Ispra, inoltre, riutilizzare le acque reflue depurate offre anche un beneficio economico, in quanto permette di usufruire di una risorsa idrica a costi più bassi grazie alle minori spese legate al riciclo rispetto ai costi per lo smaltimento.
Naturalmente ciò richiede il raggiungimento di un determinato livello di qualità e il rispetto di certi requisiti igienico-sanitari, risultati impossibili da ottenere con i metodi convenzionali. Per questo motivo si stanno studiando tecnologie innovative per il trattamento e la disinfezione delle acque reflue, in grado di assicurare processi più efficienti e sicuri per beneficiare di acqua depurata di qualità elevata a costi contenuti finalizzata soprattutto all’impiego in campo agricolo.
Al momento, secondo la società indipendente REF Ricerche appena il 4% delle acque depurate viene riusato in Italia, soprattutto per mancanza di condizioni normativo-regolatorie adeguate a favorire una maggiore diffusione di queste soluzioni, mentre il nostro Paese ha un potenziale del 23% del volume depurato che potrebbe essere riusato. Anche a livello globale la situazione non è migliore, infatti in base a un rapporto di Unep e GRID-Arendal solamente l’11% delle acque reflue viene riutilizzato nel mondo sprecando questa risorsa preziosa.
Al contrario, una gestione corretta delle acque reflue potrebbe consentire di soddisfare il fabbisogno idrico irriguo di una superficie pari a quella del Paraguay, ovvero irrigare circa 40 milioni di ettari di campi coltivati.
Per ottenere questi risultati servono però investimenti e tecnologie innovative, ma anche una maggiore sinergia pubblico/privato per vincere questa sfida complessa a vantaggio dell’ambiente e della collettività, uno sforzo che secondo Utilitalia potrebbe permette di sfruttare 9 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno soltanto in Italia riutilizzando le acque reflue depurate in agricoltura.