Il verdetto della giuria popolare americana su Derek Chauvin è stato pesante: colpevole di omicidio di secondo grado, di terzo grado e di omicidio colposo. Tra otto settimane sapremo quale pena gli comminerà il giudice che ha presieduto il processo. Intanto l’intera comunità afroamericana esulta per la portata storica della condanna al poliziotto che, lo scorso anno, ha ucciso George Floyd. Esultano anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la sua vice Kamala Harris per i quali la sentenza rappresenta un primo passo molto importante verso lo smantellamento di quel razzismo sistemico “macchia sull’anima dell’America”.
La condanna del poliziotto che ha soffocato George Floyd
Secondo il Washington Post, nel 2018 sono stati 235 i neri uccisi dalla polizia americana e 158 gli ispanici. Nel 2019 i numeri sono saliti a 241 per i neri e a 169 per gli ispanici. Numeri importanti se consideriamo che in questi stessi anni i bianchi uccisi in circostanze analoghe sono stati 370 e 457. L’arresto di Chauvin non ha interrotto la catena di violenza della polizia americana nei confronti dei neri, tanto che gli ultimi episodi risalgono a soli pochi giorni fa. Non è raro, infatti, che un poliziotto condannato in primo grado per l’omicidio di un nero venga poi assolto in secondo grado. La notizia della condanna di Chauvin, quindi, è una buona notizia ma per esultare davvero bisognerà ancora aspettare. Aspettare non solo i successivi gradi di giudizio ma anche che venga approvata la riforma della polizia attualmente bloccata in Senato.
La riforma della polizia
La riforma della polizia approvata alla camera prevede:
- la creazione di norme nazionali per l’ordine pubblico;
- il divieto di tecniche di blocco come gli strangolamenti;
- la revisione del concetto di “immunità qualificata” che attualmente giustifica i poliziotti di fronte ad azioni estreme ma considerate necessarie;
- la creazione di una banca dati nella quale vengono inseriti i poliziotti accusati di abusi.
La legge porta il nome “George Floyd Justice in Policing Act”.
La macchia sull’anima dell’America
La questione razzismo in America non può considerarsi risolta con questa sentenza ma è chiaro che la crescita esponenziale del movimento Black lives matter protagonista delle rivolte popolari dello scorso anno e il cambio di vertici alla Casa Bianca hanno avuto il loro peso. La lotta contro il razzismo che riguarda la polizia in primis, ma non solo, investe in realtà l’intera società americana, a tutti i livelli. Il ritorno di certi nazionalismi, che hanno nella componente razzista uno dei loro capisaldi, ci suggerisce che una sentenza come quella contro Chauvin è solo il primo punto a favore di chi combatte per la parità di diritti e che la partita è tutt’altro che finita.
In copertina foto di F. Muhammad da Pixabay