La geometria, che nasce dall’osservazione della natura ed è presente in numerosi documenti storici, si è resa sempre più presente nella vita quotidiana della società a partire dal XX secolo. L’assetto territoriale e la progettazione delle nostre case e delle nostre città, l’arredo urbano, gli oggetti domestici e di uso quotidiano che ci circondano si nutrono dei principi e delle combinazioni geometriche, influenzando l’arte.
Inaugurata presso la Sala Dalí dell’Instituto Cervantes di Roma, la mostra “Geometrico Trip South”, collettiva raccoglie 75 opere di 4 artisti andalusi: Jose María Baez, Fernando Clemente, José Miguel Pereñíguez e Fernando M. Romero. La mostra arriva per la prima volta in Italia dopo il debutto al Rafael Botí Art Center di Córdoba e resterà fino al 16 giugno 2018 a Roma.
Le opere esposte nella sala di piazza Navona, 91 non sono raggruppate per autore (come avviene generalmente in questo tipo di esposizione) bensì disposte in modo che siano in sintonia tra loro e con gli ambienti delle sale. L’asse Córdoba/Siviglia/Jerez, al quale allude il sottotitolo della mostra, corrisponde alla provenienza geografica degli artisti che hanno preso parte a questo progetto espositivo.
“Geometrico Trip South”, ha l’obiettivo di rispondere ad alcuni interrogativi: la geometria può continuare ad essere una scelta utile nell’arte? La sua indeterminazione può spiegare il nostro mondo? Può rispecchiare la corruzione del linguaggio e le mistificazioni politiche della realtà? Come possiamo documentare e raccontare il nostro presente senza rinunciare agli aspetti eroici, trasparenti ed esemplari della geometria?
Nel terzo millennio la realtà è mascherata e dimostra che facciamo parte di una messa in scena. Il modo di costruire il nostro presente è parte di una rappresentazione; il futuro appare confuso, così come le certezze. Tutto è filtrato dall’idea di confusione e provvisorietà e ogni azione arbitraria ha una propria ragion d’essere. Lungi dalle intenzioni utopiche e programmatiche del passato, oggi la geometria si configura come uno strumento audace, una risorsa visiva in grado di descrivere un mondo complesso e un linguaggio che non ha il timore di inciampare nel racconto “corrotto” del nostro tempo.
Al vernissage della mostra organizzata da Diputación de Corboba, Fundación Rafael Botí e Instituto Cervantes di Roma, sono intervenuti gli artisti Jose María Baez e Fernando Clemente, l’Ambasciatore di Spagna in Italia, Jesús M. Gracia Aldaz, la delegata di Cultura della Diputación de Cordoba, Marisa Ruz García e il direttore dell’Instituto Cervantes di Roma, Juan Carlos Reche.