Proseguono nel secondo semestre dell’anno monteverdiano le celebrazioni per l’anniversario della nascita del divino compositore cremonese, e la luce che questa ricorrenza ha puntato sulla città diviene occasione di riscoperta di altri artisti del passato che ne hanno reso grande il nome.
Tra questi spicca il nome del Genovesino, al secolo Luigi Miradori (c.1605 – 1656), che da Genova emigra a Piacenza e poi a Cremona, diventando in breve tempo uno dei pittori più richiesti del suo tempo sia dall’aristocrazia filospagnola e locale – il governatore e castellano don Álvaro de Quiñones è il suo principale committente oltre che amico e protettore, la nobile famiglia Ponzone gli commissiona diverse opere – sia da diversi ordini e istituzioni religiose. Da qui l’esigenza, avvertita come una necessità dalla comunità cremonese tutta, di una mostra monografica mai realizzata fino ad ora, che restituisca lustro al pittore ricollocandolo nel posto di eccellenza che merita: alla Pinacoteca del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona andrà dunque in scena la splendida mostra Genovesino. Natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona, vero tributo alla figura di un pittore che, se dà prova di essere l’indiscusso protagonista della scena artistica cittadina seicentesca, si afferma anche come esponente di spicco nel panorama pittorico dell’Italia settentrionale intera.
Curata da Francesco Frangi dell’Università degli Studi di Pavia, Valerio Guazzoni, storico dell’arte e Marco Tanzi dell’Università del Salento, la mostra si avvale di un prestigioso Comitato scientifico composto da – Gabriele Barucca, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, Francesca Cappelletti dell’Università degli Studi di Ferrara, Don Andrea Foglia, già direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Cremona, Don Gianluca Gaiardi dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Cremona, Stefano L’Occaso, direttore del Polo Museale della Lombardia, Angelo Loda della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, Mario Marubbi, conservatore presso la Pinacoteca Ala Ponzone, Xavier F. Salomon, curatore capo della Frick Collection di New York, Letizia Treves, curatrice del Dipartimento di pittura italiana e spagnola 1600-1800 e capo del Dipartimento di curatela della National Gallery di Londra e Monica Visioli dell’Università degli Studi di Pavia.
Saranno presentate oltre cinquanta opere, in alcuni casi restaurate per l’occasione, provenienti dalle chiese del territorio lombardo al pari di importanti musei italiani – tra cui Milano, Roma, Genova, Parma, Piacenza – e prestigiose collezioni private italiane ed estere.
Una varietà di provenienze che riflette quella delle committenze per cui il Genovesino lavora nel corso della sua lunga carriera artistica, con un’eterogeneità di stili e temi che testimonia la principale cifra stilistica della sua opera: mosso da una curiosità che lo porta a captare suggestioni non solo figurative, ma anche letterarie, religiose e musicali (fu un apprezzato suonatore di “colascione”), il pittore dà prova di uno sperimentalismo sempre sospeso fra possibilità diverse, come a tentare di rincorrere con la pittura l’estro irrequieto che ne marca l’esistenza.
La mostra si apre con la misteriosa Suonatrice di Liuto (Genova, Palazzo Rosso) e si snoda attraverso magnifici dipinti di argomento religioso, tra cui spiccano la Nascita della Vergine di proprietà dello stesso Museo Civico Ala Ponzone, l’Adorazione dei Magi (Parma, Galleria Nazionale), la Sacra Famiglia (Piacenza, Istituto Gazzola), Lot e le figlie (Roma, BNL Gruppo BNP Paribas) e Ultima cena (collezione privata) quest’ultima inedita e mai esposta al pubblico come altre nove opere, tra cui il Sacrificio di Isacco (New York, collezione privata), lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, Cremona Museo Berenziano, sino al suo capolavoro: il Riposo nella fuga in Egitto (Cremona, Chiesa di Sant’Imerio) con la Sacra Famiglia sul proscenio oggetto di un’attenzione affettuosa e arguta, mentre sullo sfondo si consuma l’efferato spettacolo della strage degli innocenti.
La rassegna continua tra le suggestive immagini realizzate dal Genovesino per il collezionismo privato come le numerose allegorie della Vanitas, accomunate dalla raffigurazione di un putto addormentato accanto a teschi e altri simboli del passare del tempo: il tema della caducità umana e della mortalità infantile, alimentato dai ricordi della epidemia di peste e declinato in termini sempre più espliciti e grotteschi, è infatti costante in tutta la sua carriera. L’itinerario espositivo è completato da un nucleo di ritratti, capeggiati dal Ritratto di Sigismondo Ponzone con il cane, di proprietà del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, tra gli esemplari più significativi della ritrattistica infantile del Seicento, dal magnifico Ritratto Trivulzio, proveniente da New York e considerato disperso dal 1932, e dal Ritratto di monaco della famiglia Pueroni (collezione privata), a lungo ritenuto un capolavoro del grande pittore spagnolo Francisco de Zurbarán. Grazie ad un accordo tra i Comuni di Cremona e Mantova, arriva in mostra anche lo splendido Ritratto di gentiluomo, capolavoro della ritrattistica lombarda della metà del Seicento conservato al Museo del Palazzo D’Arco di Mantova.
A uniformare questo disinvolto passare dall’osservazione curiosa della quotidianità, ricca di notazioni di costume e non priva degli sconfinamenti nel fantastico tipici della tradizione barocca, ai soggetti che si rifanno alla più canonica iconografia religiosa, interviene un uso del chiaroscuro che ammicca al luminismo caravaggesco.
Altre opere straordinarie del Genovesino possono infine essere ammirate in chiese e palazzi a Cremona, come la vasta tela con la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, eseguita nel 1647 per il presbiterio della Chiesa di San Francesco e oggi nel Salone dei quadri del Palazzo Comunale, dove l’artista esalta l’attualità del racconto evangelico riversandolo in un contesto familiare con ritratti vivacemente caratterizzati di contemporanei così da favorire l’identificazione del pubblico e alimentarne la fiducia nella provvidenza celeste. Come osservava Mina Gregori, questa rappresentazione ha anche un risvolto comico con i tanti dettagli di sapore picaresco che l’artista sparge nel dipinto. Lo sperimentalismo di Genovesino, sempre sospeso fra diverse possibilità – il tragico o il macabro da un lato e il comico dall’altro, le evasioni nel fantastico e gli affondi nella realtà – sembra d’altronde il tratto distintivo più singolare della sua pittura estrosa e imprevedibile.
Sono inoltre state restaurate appositamente per la mostra, grazie al Comune e alla Diocesi di Cremona, sette importanti opere di proprietà ecclesiastica che hanno ritrovato i colori e la qualità pittorica originari.