L’anno scorso mi trovavo a Roma per una conferenza in un centro studi sull’aspetto iconico nella poesia italiana. Ero ospite di un amico. La domenica il Napoli giocava all’Olimpico, partita fondamentale per il 2° posto in campionato: «Vuoi che andiamo allo stadio domenica? Ma senza entusiasmarti troppo dacché le tifoserie non sono più gemellate», mi suggerì. Ma come? Non siamo più gemellati? Mi domandavo. Ricordavo che sia al San Paolo sia all’Olimpico le relative tifoserie si mischiavano senza alcun problema. Chiesi al mio amico se sapesse i motivi di tale litigio, ma ne sapeva quanto me: nulla.
Ritornai a Napoli col cruccio di vederci chiaro sulla questione. Mi documentai attraverso giornali e internet, e venni a conoscenza dei motivi. Ora sapevo. Ma da curioso chiesi ad alcuni amici tifosi del Napoli cosa sapessero sulla fine del gemellaggio con i giallorossi. Non sapevano nulla. Allora mi misi a fare il giornalista, sempre spinto dalla curiosità di poc’anzi, intervistando alcuni passanti in via Toledo, nei pressi della galleria Umberto I. Pochissimi sapevano i motivi, ma solo in parte.
Pochi sapevano che lo scioglimento del gemellaggio avvenne alla fine dell’incontro di campionato 1987-88. Era il 25 ottobre 1987. La Roma, allenata da Liedholm, vinceva 1-0 con rete di Pruzzo. Il Napoli era rimasto in 9 per doppia espulsione di Renica e Careca. La partita sul terreno di gioco si fece incandescente con sette ammoniti, la Roma già assaporava la vittoria, surriscaldando gli spalti. Ma a pochi minuti dalla fine, da un calcio d’angolo arrivò il pareggio. Maradona batté il corner per la testa di Francini che svettando in area insaccò. La partita finì 1-1.
Per il Napoli si passò dalla sofferenza alla rabbia agonistica. Il più rabbioso fu Bagni che corse sotto la curva dei romanisti facendo il gesto dell’ombrello. Quel giorno si mise fine al gemellaggio tra romanisti e napoletani. Ma il gesto di Bagni fu solo la cosiddetta goccia che fece traboccare il vaso. Il motivo principale me l’ha ricordato un mio amico che quel giorno era allo stadio Olimpico.
Come in ogni incontro tra le due compagini, prima dell’inizio, le tifoserie cementavano il gemellaggio recandosi a turno dalla propria curva a quella “avversaria”, intonando cori di simpatia. Partì per primo un tifoso romanista con una grossa bandiera e si diresse sotto la curva nord strapiena di napoletani, accolto con cori di simpatia per la Roma, com’era nella tradizione.
Che bello così il calcio! Fu la volta del tifoso napoletano che fece il tragitto opposto, ma quando arrivò sotto la curva romanista fu accolto da insulti e bombardato da ogni tipo di oggetti. Questo fu il motivo della fine del gemellaggio con i romanisti, per cui negli anni si sono succeduti scontri violenti e agguati, un escalation che neanche il DASPO o le squalifiche dei campi e sanzioni sono riusciti a fermare.
Lo scontro più drammatico avvenne il 3 maggio 2014 a Roma, nei pressi dello stadio, dove un corteo di tifosi napoletani venne provocato e assalito da un gruppo di ultras romanisti, poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. Botte, bastonate, calci, pugni, poi un colpo di pistola. A terra rimase ferito gravemente il giovane tifoso napoletano Ciro Esposito: morirà dopo 53 giorni di agonia nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Gemelli di Roma.