(Adnkronos) – E’ l’obiettivo dominus del G7 a guida italiana. Il traguardo da tagliare per far sì che il summit a Borgo Egnazia venga ricordato come un indubbio successo. E sembra di ora in ora più vicino. Fonti americane e fonti dell’Eliseo lasciano intendere che il prestito di 50 miliardi di dollari a Kiev sarebbe a un passo, l’uso degli asset russi congelati per aiutare l’Ucraina sempre più a portata di mano: “C’è un accordo” per renderlo possibile entro la fine del 2024.
Gli sherpa sono al lavoro, gli italiani -capitanati da Elisabetta Belloni – incassano i complimenti dei francesi per la capacità di mediare, di cercare soluzioni, di arrivare a una sintesi. Perché il nodo da sbrogliare è tutt’altro che semplice, legato a una serie di incognite sul fondo di solidarietà proposto dagli americani per tendere la mano all’Ucraina.
Si lavora per superare gli scogli tecnici, perché il problema delle garanzie continua a gettare ombre sull’intesa. A cominciare dal rischio che i tassi possano scendere generando minori extraprofitti; per non parlare di un cambio nell’amministrazione americana, con l’incognita Trump che aleggia nell’aria. La possibilità che prima o poi si arrivi a un accordo di pace, inoltre, porterebbe con sé paradossalmente un problema: uno stop alle sanzioni con il prestito ancora in piedi. Intanto non passa inosservata la fuga in avanti dell’Eliseo.
Alcuni Stati, tra i quali la Francia, avrebbero chiesto di ‘rafforzare’ il concetto, rendendolo più incisivo. Una richiesta che avrebbe generato un impasse, tanto da spingere la presidenza del G7 a guida italiana a precisare che “nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7, così come riportato da alcuni organi di stampa in una fase in cui le dinamiche negoziali sono ancora in corso. Tutto quello che entrerà nel documento conclusivo – si puntualizza – sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7”.
Vale a dire che la questione è ancora aperta, la quadra da trovare. A Borgo Egnazia, dove la premier è arrivata lunedì in compagnia della figlia Ginevra, fervono i preparativi per l’arrivo dei leader: alle 10.30 il summit avrà inizio con la tradizionale foto di famiglia, poi si parte con le sessioni di lavoro. Nel piccolo borgo, dove il cerimoniale continua a lavorare incessantemente, sono arrivate anche le bici elettriche, per consentire ai Grandi o alle loro consorti di muoversi pedalando tra i vicoli di pietra bianca.
Apprezzando le bellezze italiane ma anche l’eccellenza della cucina made in Italy; per loro, uno chef di eccezione: Massimo Bottura ha studiato per il summit un ‘tour d’Italia’ gastronomico, con specialità di tutti i nostri territori. Per le first ladies, nonché per il first husband Heiko von der Leyen, un programma che va dalla visita al Museo archeologico di Borgo Egnazia, fuori dalle mura di cinta dell’antica città di Egnathia, alla visita ad Alberobello, tra i vicoli punteggiati dai trulli.
Per loro due giorni di svago e bellezza, mentre i partner saranno alle prese con dossier annosi, questioni complesse da dirimere. Non da ultima, per gli europei al vertice, il sodoku dei nuovi equilibri Ue, dopo una tornata elettorale che ha letteralmente travolto l’Europa a trazione franco-tedesca. Perché a Borgo Egnazia, per forza di cose, si parlerà anche di questo, mentre c’è chi, al lavoro sui dossier, trova anche lo spazio per una battuta: “Meloni? E’ di ottimo umore, non vede l’ora di vedere Macron…”.
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