La trentunesima edizione di Futuro Remoto si è svolta da poco, precisamente tra il 25 e il 28 Maggio a Piazza Plebiscito. L’evento nasce nel 1987 per rappresentare le innovazioni tecnologiche e scientifiche, fino al 1995 si è tenuto alla Mostra d’Oltremare e poi dal 1996 la location è stata Città della Scienza. Nel 2015 invece c’è stata una vera e propria innovazione poiché Futuro Remoto è spostato nel cuore pulsante di Napoli, in una delle piazze più importanti e centrali ovvero Piazza Plebiscito. Nel 2016 il tema era “Open Innovation” dato che trattava della correlazione tra innovazione e ricerca scientifica, mentre quest’edizione ha affrontato l’argomento delle Connessioni ovvero si voleva sottolineare la possibilità di un’unione tra più discipline per uno sviluppo comune e sostenibile.
Sono state allestite ben dodici isole tematiche per l’occasione e ognuna affrontava un tema differente. In particolare erano: aerospazio, scienze della vita, energia, chimica verde, patrimonio culturale, agrifood, fabbrica intelligente, design, sistemi per la mobilità, smart communities, ambienti di vita e un mare di risorse. Come si può vedere c’era davvero molta scelta e si potevano trovare svariati settori, alcuni dei quali erano completamente innovativi. Ad esempio nello stand della chimica verde era spiegato come la chimica potesse supportare l’ecosistema proponendo risorse rinnovabili a basso impatto ambientale, oppure nell’isola dell’agrifood si parlava dell’importanza della sicurezza alimentare e della produzione agricola facendo partecipare attivamente i visitatori per sensibilizzarli maggiormente, o ancora con le smart communities era possibile scoprire come rendere le informazioni più accessibili nel mondo rendendole così alla portata di tutti.
Il programma era vasto e articolato, comprendeva infatti dibattiti con esperti dei vari settori. Ci sono state attività davvero interessanti come l’incontro sulla scoperta del corpo umano e il problema dell’obesità, la discussione sulla possibilità di approfondire il tema della robotica nelle scuole o gli esperimenti scientifici fatti per studiare l’atmosfera e i suoi complessi fenomeni. Si potevano trovare ricostruzione dei fondali marini e anche siti archeologici scomparsi, erano spiegati e dimostrati nuovi metodi per la scoperta e le cure di alcune malattie genetiche, era anche esposto un drone che rappresentava le futuristiche macchine volanti. Sicuramente la struttura centrale dell’evento era il Cuore#CONfiato ovvero un cuore pixellato gonfiabile realizzato dall’Accademia delle Belle Arti e che rappresentava la connessione tra le varie isole tematiche. Era inoltre possibile, mediante l’uso di più dispositivi, pompare aria al suo interno facendo collaborare i visitatori tra loro. All’ingresso poi di ogni padiglione erano poste altre due installazioni cioè il “Fotone” che era un’opera luminosa con cui due persone dovevano interagire per attivarla e il “Tocca e…” che invece era un dispositivo che scattava una foto a un gruppo di persone solo se queste, mediante il contatto tra di loro, facevano azionare delle piastre metalliche.
L’affluenza è andata man mano a crescere e si è passati dai 40mila visitatori del primo giorno a 250mila l’ultimo. Anche il tema principale è stato seguito e rispettato, infatti, proprio grazie alla collaborazione tra Città della Scienza, il Comune di Napoli e le varie Università della Campania, Futuro Remoto è stato davvero un gran successo.