Libera nasce nel 1995 con lo scopo di farsi promotrice di legalità e dell’imprescindibile cultura ad essa legata. 1500 associazioni, scuole, gruppi, onlus si sono uniti al tempo e continuano quotidianamente, con un’attività fortemente impiantata sul territorio, ad impegnarsi in direzione dell’educazione alla legalità democratica, contro la corruzione e l’usura, nella realizzazione di campi di formazione antimafia, nei più diversificati progetti sul lavoro e lo sviluppo.
Dal 1996, Libera ha fatto sì che il 21 marzo assurgesse a Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie: un giorno che non corrisponde casualmente con l’inizio della Primavera, dove tutto è sinonimo di rinascita e rinnovazione. Non è solo dunque la Natura a risvegliarsi, ma anche gli animi di tutti noi, che non possiamo non sentire in maniera sempre più impellente il dovere di dare nuova spinta e rinforzato vigore alla giustizia sociale, su un terreno dove la Verità la faccia da padrona.
Frattamaggiore quest’anno ha voluto dare il suo personale contributo alla Lotta per la Legalità, con un interessante e variegato convegno tenutosi presso il Teatro De Rosa. Dopo i saluti del sindaco Marco Antonio Del Prete, la celebrazione ha visto la partecipazione di diversi istituti scolastici frattesi. Nello specifico allievi del Liceo Scientifico Miranda, dell’Istituto comprensivo Giulio Genoino, della Scuola elementare Guglielmo Marconi, della Scuola media Massimo Stanzione e dell’Isis Filangieri, nonchè alcuni rappresentanti del CSV (Centro di servizio per il Volontariato) di Napoli si sono prodigati in esibizioni canore, coreografie e testi recitati, tutti aventi come leit motiv lo slogan di questa XXI edizione: “Ponti di memoria, Luoghi di impegno“. Parafrasando Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV, i diritti, al pari della giustizia, non devono avere alcun confine di specie: un mondo etico non può essere limitato dunque agli interessi umani.
(cartellone realizzato dalla II E della Scuola Massimo Stanzione)
A corollario delle esibizioni, gli interventi del dirigente di Polizia di Stato Giuseppe Salomone, del vice questore Eugenia Sepe, del procuratore aggiunto del Tribunale di Napoli Nord Domenico Airoma, del vice Prefetto Biagio del Prete, dei magistrati Ciro Capasso e Catello Maresca. L’accento è stato posto sulla necessità di ricostruire, ripartendo da ciascuno di noi, dal modo in cui ci comportiamo nel nostro ambiente, ma soprattutto reimparando a rapportarci alla giustizia con immediatezza. Come? Chiedendoci, quando facciamo qualcosa, non “che male c’è?” ma quanto bene c’è in quello che stiamo facendo. Dalla sicurezza stradale alle amministrazioni trasparenti, dall’importanza di denunciare l’illegalità alla cooperazione tra cittadini e forze dell’ordine come condizione fondante di un’attività realmente efficace, tutto deve remare, con tenacia e costanza, a favore della costruzione di ponti che allarghino le coscienze e veicolino le speranze, di opere piccole e quotidiane che ridisegnino un Presente sano e legale.
Così il dott. Biagio Del Prete, vice Prefetto di Napoli:
“Borsellino diceva che la Mafia è un’istituzione anti-Stato a cui i cittadini si rivolgono perché riesce a dare delle risposte più concrete; concrete sì, ma naturalmente illecite. Come può fare dunque il vero Stato a combattere contro un’istituzione così forte ed efficiente? Deve partire in primis dalla scuola, che può sovvertire questo percorso perverso, avvicinando i giovani alla cultura della legalità. D’altro canto lo Stato ha il compito precipuo di riuscire ad eliminare queste distanze, queste barriere, facendo partecipare il cittadino alla gestione di quella che i Romani non a caso chiamavano Res Publica, l’amministrazione in senso più proprio. La criminalità organizzata, la Mafia, la corruzione e l’evasione fiscale sono solo gli atti più eclatanti. Dobbiamo porre invece maggiore attenzione ai micro comportamenti che generano illegalità, soprattutto in un territorio come il nostro“.
Da questa consapevolezza nasce la necessità di ricostruire: non si ricostruisce però partendo dall’alto, ma sempre partendo dal basso.
A chiusura, vogliamo citare Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”, il quale viene ricordato tradizionalmente per una sua frase “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma quanto siamo stati credibili“. Ecco allora tutto il senso di dover operare in maniera coerente al proprio professare, ecco allora il bisogno di diffondere un credo, quello della verità, del coraggio e della legalità, che sia però supportato da azioni credibili. Perché “la giustizia è una cosa talmente importante che non può essere un affare di pochi magistrati, ma di tanti, di tutti quelli che hanno a cuore le sorti dell’umanità“.